2 febbraio 2010
Casavatore (NA)

Gianluca Cimminiello

Gianluca si oppose a un ricatto, all'arroganza di alcuni uomini esponenti di un clan camorristico che voleva crescere. Non si poteva far passare in silenzio l'affronto che avevano subito. E questo giovane ragazzo dai candidi occhi celesti doveva rimettersi in riga ed essere da monito per tutti coloro che osavano opporsi alla violenza e al potere della camorra. Ma per chi scegli la camorra, non ci sarà mai un lieto fine.

Gianluca nasce il 22 luglio del 1978  e ha due sorelle: Susy, la più piccola, e Palma. E’ soltanto un bambino di 6 anni quando a causa della separazione dei genitori si ritrova a vivere una situazione difficile con l’intervento dei servizi sociali. Trascorre così i successivi sette anni in un collegio con i preti. Impara da subito a difendersi, lontano dalle sue sorelle, dall’amore di una famiglia, deve cavarsela da solo. 

Nonostante un’infanzia non semplice, la madre ha fatto di tutto per non far mancare il suo amore a Gianluca e alle sorelle. Cresce in un quartiere difficile, ma questo non è un valido motivo per prendere strade sbagliate. Gianluca sa che c’è sempre un’alternativa alla violenza, alla strada che sembra più semplice. Trova nello sport, in particolare nella boxe, il giusto sfogo alla sua rabbia. Lo sport, gli allenamenti, la fatica dell’agonismo lo aiutano a formare il suo carattere. Ma soprattutto a rispettare gli altri e anche gli avversari. Lo sport ci aiuta in questo, le arti marziali ci insegnano a rispettare sempre il nostro avversario e a non infierire quando è in difficoltà. E così è Gianluca, uno sportivo che non ha mai fatto versare una goccia di sangue a nessuno e che non aveva interesse a mettere in difficoltà gli altri.

Dopo un periodo trascorso in Francia, sceglie di abbandonare la boxe per dedicarsi alla kick boxing. Ha paura, infatti, che negli incontri il suo naso possa essere colpito e “rovinato” e la sua vanità lo spinge verso questo cambiamento. Si allena ogni sera nella palestra di fronte casa e si diploma anche in arti marziali.

Si è sempre dato da fare, senza l’appoggio del padre, seguendo le sue passioni e la strada della legalità. E’ abituato a rimboccarsi le mani, ma non a rinunciare a ciò che ama e ai suoi sogni. Vuole diventare famoso, questa è la sua ambizione, ma per ciò che sa fare meglio. Come il disegno.
Lascia gli studi e trasforma la sua passione in un mestiere. Ottiene infatti la qualifica di tatuatore. E’ conosciuto nell’ambiente come Zendark e finalmente riesce ad aprire il suo laboratorio, il Zendark Tatto a Casavatore, a due passi da Scampia.
E’ bravo nel suo lavoro e presto si sparge la voce del suo talento e della sua professionalità. I tatuaggi di Gianluca sono una garanzia di unicità, a tutti i suoi clienti regala il disegno del tatuaggio che scelgono. Una promessa che le sue sono opere uniche.

La vita è breve e senza senso se non viene vissuta nell’assoluta pace con gli altri. Perdona il prossimo, che chi non ha il perdono nel cuore vive male, ma ignora chi persevera nel male.
Gianluca Cimminiello

E’ alla continua ricerca di un suo equilibrio, ha bisogno di prendersi cura di qualcuno, anche per questo decide di prendere con sé un cane, che lo accompagna dovunque.
Il mare è la sua passione, trascorre tanto tempo in spiaggia, a pescare e in barca. Si sente libero, il profumo del mare gli riempie l’anima e lo ricarica di energia.
Così come l’amore per Anna, la sua compagna. Vivono insieme e Anna lo aiuta nello studio, accogliendo i clienti.

Una domenica di fine gennaio del 2010, Gianluca va al San Paolo per incontrare il calciatore Ezequiel Lavezzi e farsi fotografare con lui davanti agli spogliatoi, nonostante il calcio non sia una sua grande passione. Anzi, non ha mai avuto dubbi a scegliere: tra un incontro di boxe e una partita di calcio, Gianluca sceglie sempre i guantoni.

Un post su Facebook

A Gianluca non piacciono le persone che non rispettano le regole, che trovano sempre il modo di ingannare gli altri. E’ arrabbiato anche con la sua categoria e spesso affida alla bacheca del suo profilo Facebook il suo pensiero. Fa così anche quando pubblica la foto che ha scattato insieme a Lavezzi, un paio di ritocchi e sembra quasi che il calciatore sia nel suo studio. 
Dopo aver pubblicato questa foto, in molti gli scrivono per sapere se i tatuaggi del calciatore siano opera sua, a tutti Gianluca dice la verità, ossia che non è lui ad aver realizzato i tatuaggi. Usa questa foto per ridicolizzare chi vuole dimostrare di essere importante non in base alla bravura e alla professionalità, ma solo sulla fama dei propri clienti.
Ed è questa la foto che scatena le gelosie e le invidie di un altro tatuatore, conosciuto come Enzo il cubano, che inizia a insultarlo tramite il social network così tanto che Gianluca decide di bloccarlo. L’ultimo messaggio di Enzo è quasi una minaccia: “Sabato passo a trovarti”.

Quel sabato però il cubano non si presenta. E’ il 30 gennaio del 2010 e al suo posto arrivano nello studio di Gianluca tre uomini. E’ quasi ora di pranzo e Gianluca è in studio con un cliente, come sempre Anna è lì con lui.
I tre, con modi molto arroganti si presentano come amici di Enzo e chiedono a Gianluca spiegazioni sulla foto che ha pubblicato con Lavezzi. Gianluca non ci sta e intima ai tre di andarsene perché sta lavorando. I toni si alzano e i tre minacciano in modo sempre più violento Gianluca. Loro non lo sanno che Gianluca è un esperto di kick boxing e non esita a difendersi. Inizia una colluttazione con uno dei tre, mentre gli altri due scappano.

Gianluca ha segnato la sua condanna a morte. I tre sono affiliati del clan Amato – Pagano del quartiere Melito, periferia a Nord di Napoli, un gruppo scissionista dei Di Lauro. E non sa che l’uomo che ha picchiato è, Vincenzo Noviello, cognato di Cesare Pagano.
Subito gli affiliati al clan si incontrano per decidere come punire l’arroganza del giovane tatuatore e vendicarsi. Non si può picchiare un membro del clan e passarla liscia. L’ordine di ucciderlo arriva da Milano, dove agli arresti domiciliari si trova il boss Abete.

Il 2 febbraio del 2010

Sono passati soltanto tra giorni dalla spedizione punitiva che Gianluca ha subito e in famiglia sono tutti un po' preoccupati. Ma non c’è tempo per fermarsi. Sono tutti molto presi dai preparativi del matrimonio di Susy. Gianluca farà da testimone ed è emozionato al pensiero di accompagnare la sorella all’altare. E pensa a quanto si divertiranno dopo la cerimonia. A lui piacciono le feste, gli piace la musica. E’ un tipo allegro e semplice, che ama vivere e divertirsi con le persone che gli sono care.
Quella sera sono circa le 19.30 e Gianluca sta per chiudere lo studio. Anna intanto mostra a un cliente alcuni disegni dal computer e subito dopo Gianluca lo accompagna a vedere le immagini esposte in vetrina. Non fa in tempo a capire cosa stia succedendo che l’uomo estrae una pistola e gli spara tre colpi, uccidendolo. Gli spara senza preoccuparsi che la strada sia piena di gente, che lì vicino a pochi metri c’è Anna.

Vicenda giudiziaria

Nel giro di un mese le indagini inquadrano subito l’omicidio nell’ambiente camorristico e lo collegano alla lite avvenuta soltanto pochi giorni prima nel suo studio. Sono certi della totale estraneità di Gianluca agli ambienti criminali e arrestano Vincenzo Russo, ritenuto l’esecutore materiale. La famiglia di Gianluca si costituisce subito parte civile nel processo e Anna non si tira indietro, non ha paura di raccontare tutto quello che ha visto e di riconoscere il killer. La sua testimonianza è fondamentale per l’accertamento della verità e le sue dichiarazioni vengono confermate da alcuni collaboratori di giustizia. Ma è costretta con la sua famiglia a lasciare Napoli e a entrare in un programma di protezione testimoni.
Nel dicembre 2016 Vincenzo Russo viene condannato all’ergastolo, nonostante nel 2015 la sentenza di secondo grado fu annullata dalla Cassazione a causa di errori commessi da un carabiniere nel corso delle indagini.
Un lungo capitolo giudiziario per i familiari di Gianluca che soltanto a giugno del 2020 hanno potuto scrivere la parola fine a questa travagliata vicenda giudiziaria. La Corte d’Assise di Napoli ha confermato l’ergastolo per Arcangelo Abete e Raffaele Aprea, con l’accusa rispettivamente di mandante e di organizzatore dell’omicidio.

Memoria viva

A Gianluca è dedicato il presidio di Libera del Vomero  - Arenella a Napoli.
Nel 2013 l’artista Gianfranco Gallo gli ha dedicato lo spettacolo “Quartieri spagnoli”.
Il "Centro Sportivo Maddaloni" ha apposto una targa in sua memoria. La palestra è un punto di riferimento, un esempio di vivibilità e civiltà nel cuore di Scampia, un luogo di educazione e formazione per i giovani.
A Secondigliano, il suo quartiere, anche la palestra della scuola “Sauro Pascoli” gli è stata dedicata.
Nel 2015 nasce il “Premio Gianluca Cimminiello”, organizzato dal presidio a lui dedicato e dalla sua famiglia e ogni anno assegna due borse di studio per lo sport ai giovani napoletani.
La storia di Gianluca è raccontata nel libro “Un giorno per la memoria” curato da Anna Copertino ed edito da Homo Scrivens nel 2018.

Non ho trovato un senso da dare a questa morte, ma un senso da dare alla mia vita. Noi non dobbiamo trasformare e cancellare quello che è accaduto. Dobbiamo sempre tenere a mente che quella vita è stata interrotta, ma dobbiamo costruirci attorno qualcosa. Se la nostra società diventa un posto migliore, queste storie non si ripeteranno. Inoltre, il più grande gesto di rivalsa verso chi ti ferisce, è quello di sostituire le parole di odio con parole d’amore.
Susy - sorella di Gianluca