Simonetta Lamberti nasce a Napoli, il 21 novembre del 1970.
Vive a Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno, con mamma Angela e papà Alfonso. E la più piccolina di casa, ha un fratello più grande, Francesco.
Sono una famiglia normale, serena e felice; papà Alfonso è un uomo magro, dai folti capelli neri e con degli occhiali dal vetro spesso che lo rendono simpatico, quasi buffo. Di mestiere fa il giudice, è il procuratore di Sala Consilina; dalla fine degli anni Settanta, si occupa di casi di criminalità organizzata ed è soprannominato “Fonzo ‘a manetta”, per la celerità con cui fa arrestare i sodali della camorra. Il lavoro lo tiene molto impegnato, ma cerca di trascorrere più tempo possibile assieme alla sua famiglia.
Mamma Angela invece fa l’insegnante e poi, negli anni diventerà dirigente scolastico. E’ una donna sempre attiva, impegnata con progetti educativi coi minori a rischio e in carcere. È dolce, dai modi sempre gentili, bella e curata, ed è una mamma amorevole e presente.
Simonetta ha capelli biondi come quelli di mamma, che tiene sempre raccolti ai lati con due forcine oppure in due treccine, e una lunga frangia che le cade sul viso, appena sopra i suoi occhioni castani, vispi e profondi. Ha un sorriso furbetto che si incaglia in dolci fossette, l’espressione sempre felice.
Ama i fiori, soprattutto quelli di campo, e gli animali; le piace tanto giocare all’aria aperta o, ancor meglio, in mezzo alla natura. È una bimba gentile e attenta agli altri, generosa e buona.
Qualche anno più tardi la famiglia si allarga per l’arrivo di un nuovo fratellino, Stefano, e Simonetta ne è entusiasta e felice.
La vita di Simonetta scorre normalmente, tra gli impegni lavorativi di mamma e papà, la scuola, i giochi con gli amichetti, le liti con i fratelli. Simonetta ha sempre la meglio perché in casa è la più coccolata. Una vita serena e felice, circondata dall’amore della sua famiglia.
Il 29 maggio del 1982
Il 29 maggio Alfonso decide di trascorrere una giornata di meritato riposo e di dedicarsi alla sua famiglia. È una giornata calda, il sole alto di fine maggio gli fa venire in mente una cosa bella: il mare. Decide così di portare Simonetta in spiaggia, a Vietri sul Mare, piccolo gioiello dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Avranno del tempo per giocare insieme, rincorrersi finendo per rotolarsi e abbracciarsi sulla spiaggia tiepida. E infatti, quelle ore insieme passano spensierate e felici tra risa, giochi e coccole fino a quando arriva il momento di tornare a casa. Si rimettono in macchina e, come tutti i bambini di ritorno dal mare, dopo tanti bagni e sole, Simonetta si addormenta con la testa appoggiata al vetro, sul sedile accanto a papà Alfonso, mentre l’auto percorre la strada che li riporta a Cava dei Tirreni. Papà Alfonso la guarda sorridente, le fa una dolce carezza e assapora gli ultimi momenti di quella giornata felice, prima di tornare alla frenesia della quotidianità e del suo lavoro. Non sa e non può immaginare che nel giro di pochi minuti le loro vite saranno irrimediabilmente stravolte.
All’improvviso, infatti, una macchina affianca quella di Alfonso e inizia a piovere una raffica di colpi d’arma da fuoco senza neanche avere il tempo di rendersi conto di ciò che sta succedendo per provare a scappare. I vetri dell’auto vanno in frantumi, Alfonso viene ferito alla testa e anche Simonetta. Per lei non ci sarà scampo, morirà sul colpo, su quel sedile affianco al suo adorato papà, con negli occhi ancora le immagini felici di quella mattinata trascorsa insieme.
Alfonso ferito gravemente ma ancora vivo la tiene tra le braccia per proteggerla, sperando che sopravviva. Nel giro di pochi minuti una folla si raduna attorno alla macchina del giudice, ferma per caso proprio a pochi metri di distanza dal locale ospedale. Ma la disperata corsa per raggiungerlo non servirà, per Simonetta non ci sarà nulla da fare, morirà in quel caldo giorno di fine maggio, a soli 11 anni.
Dalla morte della piccola Simonetta la vita della sua famiglia non sarà mai più la stessa; Angela si chiude in un doloroso silenzio, raramente interrotto per lunghi anni. Papà Alfonso invece dovrà affrontare gravi problemi di salute dovuti ai danni provocati dall'attentato e vivrà vicende personali controverse.
Ma a un anno dalla morte di Simonetta, una nuova vita irromperà nella storia di questa famiglia: Angela dà alla luce una bella bambina, che si chiamerà Serena Simonetta, come la sorella che mai potrà conoscere.
Ho una sorella con cui non ho mai giocato, non ne conosco la voce, non ho nessun ricordo di me e lei. Solo la sua ombra. Che cerco inutilmente di afferrare ogni giorno.
Ricordo le sere di agosto, le rare sere in cui papà non lavorava ed era con noi in vacanza, in cui ero nel piccolo giardino all’ingresso della casa, dove c’era un tavolo bianco con due sedie e dove io e papà guardavamo il cielo cercando delle stelle cadenti. Chiedevo sempre a papà di farmi una grattatina sulla schiena, perché mi piaceva tantissimo. Appena smetteva, gli chiedevo di ricominciare ogni volta. E lui non poteva far altro che accontentarmi. È uno dei pochi ricordi dolci della mia infanzia difficile. All’epoca ancora non immaginavo né sapevo di aver perso una sorella a causa della camorra.
Vicenda giudiziaria
Le indagini, per via dell'attività lavorativa di papà Alfonso, si concentrano da subito sulla pista camorristica.
La procura indica Salvatore Di Maio come mandante dell'omicidio e Carmine Di Girolamo come esecutore materiale, entrambi esponenti della Nuova Camorra Organizzata del boss Raffele Cutolo.
Eppure, nel 1987, la Corte d'Assise di Salerno emetterà una sentenza di assoluzione per insufficienza di prove nei confronti di Di Maio e Di Girolamo, mentre, grazie alla testimonianza oculare di un cittadino che lo vide al volante della macchina dove sedevano i sicari, verrà pronunciata una sentenza di condanna all'ergastolo per Francesco Apicella. Ma con la sentenza di secondo grado, la Corte d'Appello lo proscioglierà, adducendo la non credibilità della testimonianza oculare portata in primo grado.
L’ultimo capitolo di questa lunga e travagliata vicenda giudiziaria si aprirà nel 2011 grazie alle dichiarazioni del camorrista Antonio Pignataro, che si autoaccusa dell’omicidio e indica come mandante Francesco Apicella, ormai deceduto, e come sicari Gerardo Della Mura, Claudio Masturzo e Gaetano De Cesare, anch’essi già morti. Chiamerà anche in causa Salvatore Di Maio che la Cassazione però aveva assolto per l’omicidio nel 1987 e che non sarà, perciò, più processabile per la stessa accusa. Nel 2015 Antonio Pignataro verrà condannato definitivamente a 30 anni di carcere dando così una risposta alla famiglia di Simonetta. Alfonso morirà poco tempo dopo.
Memoria viva
Per tenere viva la memoria di Simonetta sono stati a lei intitolati lo stadio di Cava dei Tirreni e la Biblioteca "Museo del Mare" di Bagnoli.
Il presidio di Libera di Mercato San Severino, in provincia di Salerno, è intitolato alla sua memoria.
Io sono una donna fortunata. Difatti non penso mai alle persone che hanno ucciso mia figlia. Lei è morta, è vero, ma per me è come se fosse successo senza la premeditazione di qualcuno, come se non fosse stata uccisa. Vede, non odiare chi ci ha fatto tanto male è la salvezza.