5 febbraio 2000
Sant'Angelo Muxaro (AG)

Salvatore Vaccaro Notte

Questa è la storia di un'intera famiglia: due fratelli coraggiosi e determinati, più un terzo fratello che si è fatto carico della loro memoria. Una storia di partenze, fatiche e barbara violenza. Ma anche una storia di speranza, di sogni, di coraggio e di libertà.

Ci sono alcuni elementi che rendono questa storia assai singolare. Il primo è che questa storia riguarda un'intera famiglia: due fratelli coraggiosi e determinati, più un terzo fratello che della memoria di quei due si è fatto carico. Il secondo è che comincia con un viaggio. Quel viaggio alla ricerca di una vita più dignitosa che tanti giovani hanno compiuto - e tutt’ora compiono - dal sud Italia verso il nord o verso altri paesi, alla ricerca di lavoro e fortuna. Il terzo elemento è un altro viaggio, quello di ritorno verso la propria terra. Perché chi parte, molto spesso, ha voglia di tornare alle proprie radici. Il quarto è il lavoro. Un lavoro onesto e pulito, frutto dei sacrifici compiuti. Un lavoro libero, che non si piega, che rispetta le regole. L’ultimo elemento è, purtroppo, la violenza barbara e crudele della mafia. Ecco, la storia di Vincenzo e Salvatore Vaccaro Notte è tutta nell’intreccio di questi elementi. Una storia di speranza, di sogni, di coraggio e di libertà e, insieme, una storia tragica di violenza e morte.

Salvatore nasce il 19 settembre del 1957 a Sant’Angelo Muxaro, un paesino che oggi conta poco più di 1100 abitanti, arroccato su una collina a una trentina di chilometri da Agrigento. Sei anni prima, il 15 ottobre del 1951, era nato Vincenzo, il fratello maggiore. L’ultimo fratello, il più piccolo dei tre, si chiama Angelo.

È una famiglia di lavoratori onesti quella dei Vaccaro Notte. I ragazzi si arrangiano alla ricerca di qualche lavoretto. Ma il contesto non è affatto facile e trovare un lavoro dignitoso è un’impresa quasi impossibile. Nonostante tutta la buona volontà, Vincenzo e Salvatore, alla fine, non vedono altra soluzione che partire, lasciare la loro terra e cercare fortuna lontano.

Hanno rispettivamente 28 e 22 anni quando, nel 1979, decidono di partire alla volta della Germania, nella speranza di trovare una nuova prospettiva di vita. Ci riescono, determinati e decisi a mettere da parte qualcosa che, prima o poi, gli consenta di tornare in Sicilia, nella loro terra. E lì, con i soldi guadagnati con sacrificio e fatica, ripartire. Non è dunque un viaggio di sola andata il loro. 

In Germania trovano lavoro come pizzaioli. Sperimentano sulla loro pelle la fatica del lavoro, accresciuta dalla sofferenza di essere così lontani da casa, dai loro affetti più cari. Da Angelo, per esempio, che per fortuna riesce a trovare lavoro nella sua Sicilia, coma agente del Corpo Forestale dello Stato.

Sono anni molto duri, ai quali tuttavia Vincenzo e Salvatore resistono, dando prova di forza, coraggio, determinazione. Virtù che, qualche tempo dopo, gli consentono di tornare a Sant’Angelo, con un piccolo capitale accumulato e che loro vogliono reinvestire nella loro terra.

Così, tornati a casa, decidono di avviare un’impresa di onoranze funebri. Non è facile, anche perché loro sono determinati a farlo con tutti i crismi della legalità: permessi, autorizzazioni, documenti in regola. Impiegano sei anni per chiudere tutte le pratiche ma alla fine ci riescono e, nel 1998, il loro sogno si realizza. Ancora una volta, lavorano sodo e ce la fanno, con ottimi risultati.

Ma è qui che interviene l’altro elemento di questa storia, e cioè quella cultura di violenza e sopraffazione della mafia che non accetta la libertà, il coraggio, la forza di volontà delle persone oneste.

A Sant’Angelo, infatti, c’è già chi si occupa di pompe funebri. È un’impresa gestita dai fratelli Angelo e Alfonso Milioto. Ritenuti vicini alla famiglia mafiosa dei Fragapane di Sant’Elisabetta, i fratelli Milioto gestiscono quell’attività in maniera quasi totalmente abusiva e praticamente in regime di monopolio. Fino al ritorno dei Vaccaro Notte, che entrano in loro diretta concorrenza, con la differenza però di avere tutte le carte in regola. Nella logica mafiosa, i Milioto non possono tollerare quello che ritengono una vero e proprio sgarbo. Tentano in ogni modo di far desistere Vincenzo e Salvatore. Cominciano le intimidazioni, le minacce, i gesti eclatanti. Come quando ammazzano i tre pastori tedeschi di Angelo.

Ma i fratelli Vaccaro Notte non si lasciano intimidire. Certo capiscono che la minaccia è concreta e la temono. A maggior ragione quando, nella vicenda, interviene un imprenditore edile considerato capo della famiglia di Sant’Angelo, tale Giuseppe Vaccaro, che cerca ancora una volta di trovare un compromesso, una soluzione a quella situazione delicata. Ma niente, loro non cedono. Sono convinti di essere dalla parte della ragione e non riescono a concepire di dover abbassare la testa di fronte alla prepotenza dei mafiosi della cosiddetta “Cosca dei pidocchi”. Alzano un muro di determinazione di fronte al quale le cosche non trovano altra strada che la violenza e la morte.

3 novembre 1999

l primo a cadere è Vincenzo. È il 3 novembre del 1999 e lui ha da poco compiuto 48 anni. Viene ucciso barbaramente nella piazza del paese. I killer dapprima lo feriscono con due colpi di una pistola calibro 38 alle spalle, poi si avvicinano e lo freddano con altri tre colpi al viso. Un’esecuzione di una violenza inaudita.

5 febbraio 2000

Per Salvatore è un colpo durissimo ma non abbastanza da fermarlo. Anzi. Si convince ancora di più di dover andare avanti, anche per onorare la memoria e la dignità di suo fratello. Non solo prosegue con ancora maggiore determinazione l’attività, ma, di fronte al muro di omertà che impedisce alle indagini di arrivare a qualcosa di concreto, comincia la sua personale indagine. Insieme al fratello minore Angelo, raccoglie notizie e informazioni e appunta tutto in un vero e proprio memoriale. Non teme di dire in piazza apertamente di conoscere i nomi dei killer di suo fratello. Diventa insomma una minaccia per i mafiosi, che decidono allora di agire nuovamente. Salvatore viene assassinato con un colpo di lupara alla testa il 5 febbraio del 2000. Non aveva ancora 43 anni.

Vicenda giudiziaria

A questo punto, tutta l’eredità morale di questa battaglia di coraggio e libertà finisce sulle spalle di Angelo. Lungi dall’essere bloccato dalla paura, Angelo la raccoglie quell’eredità. Si affida allo Stato e racconta tutto ciò che sa alle Forze dell’ordine: nomi, episodi, fatti e circostanze. Insieme alla sua famiglia, entra nel programma di protezione per i testimoni di giustizia e lascia la Sicilia.

È anche grazie alle sue dichiarazioni che finalmente le indagini, avviate dai Carabinieri di Canicattì, giungono ad una svolta. È il 10 maggio del 2006 quando gli inquirenti, grazie ad una serie di appostamenti e intercettazioni, arrestano dodici persone. Tra di loro, ci sono i fratelli Francesco e Stefano Fragapane e i fratelli Angelo e Alfono Milioto.

Gli inquirenti alzano il velo su un traffico di armi e droga che si intreccia con vicende di appalti truccati e corruzione politica. In cella finiscono anche Giuseppe Vaccaro e Pietro Mongiovì. Vaccaro decide di collaborare con la giustizia e, subito dopo l’arresto, confessa di essere stato l’assassino di Vincenzo e Salvatore, insieme proprio a Mongiovì. Anche quest’ultimo accetta di collaborare, ma il 21 aprile del 2007 viene trovato impiccato nella cella del carcere di Padova dove era stato rinchiuso. Nel 2010, la Corte d’Assise di Agrigento ha condannato anche i mandanti degli omicidi, individuati nei fratelli Fragapane.

Memoria viva

Angelo si è fatto carico della memoria dei suoi fratelli e in questi anni ha continuato a coltivarla anche attraverso alcuni blog in cui scrive di mafia e antimafia.

La speranza oggi è che l’esempio di persone eroiche come i miei fratelli Vincenzo e Salvatore - e prima di loro Libero Grassi e tutti quegli imprenditori liberi professionisti che decidono di non cedere al ricatto mafioso, decretando la loro stessa condanna - serva da stimolo alle nuove generazioni.

Che la loro storia venga ricordata ed onorata da chi oggi si trova nella loro stessa situazione e da tutti coloro che hanno il dovere di denunciare anziché voltare le spalle a chi ha bisogno d’aiuto. Qualcosa nel sud sembra cambiare anche grazie alle numerose associazioni di giovani che hanno deciso di lottare per portare avanti l’idea di cambiamento.

Che il sacrificio dei miei fratelli sia da esempio alle future generazioni per poter evitare il ripetersi di questi tragici eventi.
Angelo Vaccaro Notte - fratello di Vincenzo e Salvatore