28 aprile 1984
Selinunte (TP)

Vincenzo Vento

Un gran lavoratore Vincenzo, un marito innamorato e anche un grande sognatore. Sognava di crescere i suoi figli circondandoli di amore e felicità. Non poteva immaginare la scelta di chiedere un aiuto al vicino di casa una mattina come le altre, lo avrebbe strappato via alla sua famiglia.

Vincenzo nasce a Castelvetrano. Poco più che ragazzino conosce Filippa, da cui rimane sin da subito affascinato; nonostante la giovanissima età tra i due nasce un amore sincero che crescerà con loro tanto che, appena ventenne, si sposeranno, coronando il loro sogno d’amore. La giovane coppia è felice e ben presto decide di allargare la famiglia.
Vincenzo è un uomo onesto e un gran lavoratore che non fa mai mancare niente alla sua famiglia. Dopo tanti sacrifici e anni di duro lavoro come venditore ambulante, riesce a mettere su un’attività in proprio: un autosalone di macchine usate e durante il periodo estivo gestisce un lido, in località balneare Marinella di Selinunte, borgata della quale è follemente innamorato. Grazie alla sua dedizione e professionalità, il “Lido Tintarella” diventa in poco tempo ritrovo per tanti giovani del luogo e non solo.
Vincenzo con il suo carattere solare e gentile è riuscito a conquistare la stima e l’affetto di gran parte della città e lui è felice di questa crescita professionale.

Vincenzo ha anche altre passioni: ama tanto il calcio, anche se non può più giocare a causa di un problema alla gamba destra, insorto in seguito a un incidente con la moto quando era ancora ragazzo. Tuttavia questo non spegne la sua passione tanto che la trasmette ai suoi figli, Francesco e Alessandro, che porta ogni domenica allo stadio comunale per vedere la partita.
All’improvviso questa serenità familiare viene interrotta da una malattia di Filippa. Vincenzo le è sempre affianco, la supporta e non fa mai mancare un sorriso in casa, contribuendo così ad allietare l’umore di tutta la famiglia.
«A quel tempo io ero in cura per una brutta malattia e questo mi portava una certa inquietudine nella nostra vita familiare. Ma il carattere sempre positivo e ottimista di mio marito ci consentiva di uscire da certe secche di depressione» - racconta Filippa.
Dopo mesi di difficoltà finalmente si inizia a intravedere la tanto attesa guarigione. La felicità è nell’aria e Vincenzo dice alla sua amata che da adesso in poi “nulla al mondo potrà più impedirci di essere felici!”
Nel frattempo la famiglia si è ulteriormente allargata con l’arrivo di una splendida bambina: Rosamaria. Vincenzo è al settimo cielo per l’arrivo di una bambina dopo i due maschietti di casa.
In questa quasi ritrovata normalità, né lui né Filippa possono certo immaginare quello che invece accadrà.

Il 28 aprile del 1984

La mattina del 28 aprile Vincenzo ha appena accompagnato – come ormai consuetudine da quando Filippa si è ammalata - Francesco, di 11 anni, e Alessandro di 6, a scuola. Francesco quel giorno proprio non vuole entrare in classe perché vuole andare a lavorare all’autosalone con papà. Così Vincenzo prova a convincerlo in ogni modo che è giusto che ci vada e che potrà aiutarlo con il lavoro nel pomeriggio. Dopo lunghe trattative, Francesco si convince a entrare e Vincenzo chiede al vicino di casa della suocera in prestito il furgone. La stagione estiva sta per ripartire e lui ha del materiale da portare nel lido che gestisce a Marina di Selinunte. Sale sul furgone, ignaro che Epifanio Tummarello, ex sorvegliato speciale, sia l’obiettivo dei mafiosi.
Quando il furgone si trova nei pressi della strada che conduce alla diga Trinità di Delia, viene affiancato da due sicari mafiosi che aprono il fuoco.
I mafiosi non lasciano  in vita i testimoni di un omicidio e per questo motivo rivolgono le armi verso Vincenzo e sparano una prima volta. Lui, dopo essere stato ferito, implora i killer di lasciarlo stare perché ha i figli piccoli che lo aspettano. Ma questo non servirà. Spareranno senza pietà, mettendo così la parola fine alla sua giovane vita, all’età di 36 anni, lasciando così sola Filippa e orfani di padre i loro tre figli. Rosamaria, che non ha nemmeno due mesi di vita, non conserverà alcun ricordo del suo papà. Tutto svanisce in quell’attimo. Progetti, sogni, aspirazioni, felicità di un’intera famiglia.

In quel periodo io ero malata e dovevo accudire mia figlia Rosamaria, per questo motivo mi trovavo a casa di mia madre. I maschietti erano a scuola, mia madre stava stirando ed io ero sul divano. Ad un tratto, una vicina entra a casa e scoppia a piangere perché diceva che suo marito aveva avuto un incidente. Erano le 11.30 del mattino e subito dopo iniziò un via vai di persone che non voleva farmi capire nulla. Poi arriva mio fratello che con faccia sconvolta mi dice la verità, senza altri giri di parole: “Enzo non c’è più”.
Filippa - moglie di Vincenzo

Vicenda giudiziaria

I killer vengono subito individuati e arrestati. Si tratta dei collaboratori di giustizia Antonino Patti e Pietro Bono, affiliati a Cosa nostra di Campobello di Mazara. Saranno poi loro stessi - durante il processo per il duplice omicidio - a raccontare gli ultimi momenti di vita di Vincenzo. La Procura di Palermo non riuscirà a dimostrare le loro accuse nei confronti dell’allora giovanissimo Matteo Messina Denaro, secondo loro presente durante l’agguato. Tummarello doveva essere punito per un furto non autorizzato che aveva commesso. Secondo le dichiarazioni dei collaboratori. Erano presenti sul luogo dell’agguato anche altri killers: Francesco Luppino, uomo d’onore, e Giuseppe Funari. Nel 1988 la Cassazione emise la sentenza definitiva, condannando Patti e Bono.

Memoria viva

La sua famiglia è impegnata per tenere viva la memoria di Vincenzo, portando la loro esperienza e testimonianza in ogni luogo.
Il nome di Vincenzo è ricordato, insieme alle oltre 1000 vittime innocenti delle mafie che ogni anno in occasione del 21 marzo, la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, riecheggiano in tanti luoghi. Per noi Vincenzo ha un vero e proprio diritto al ricordo, un diritto che restituisce “dignità” a ogni nome che ricordiamo, che rappresenta la promessa a Vincenzo che non dimenticheremo la sua storia, i suoi progetti di vita, portando con noi i suoi sogni e rendendola vitale pungolo del nostro impegno quotidiano.

Tutto è finito in quell’attimo. la sua vita distrutta, noi figli siamo stati privati dell’affetto e dell’amore di un papà meraviglioso e unico al mondo, e nostra mamma sola senza più il compagno della sua vita a crescere i suoi figli.
Abbiamo sofferto tanto, nostro padre ci manca e ci mancherà sempre, anche se siamo stati circondati dall’amore dei nostri zii, dei nonni materni e della nostra mamma che ci ha cresciuti con dei valori basati sul rispetto della legalità, lontani dal sentimento di rivalsa per quella gente che ci ha spezzato un sogno.
Rosamaria - figlia di Vincenzo