Nel 1948, a Palermo, nasce un bambino, si chiama Paolo, ma tutti lo chiameranno Paolino.
Paolino, come tutti i bambini, ama giocare, scoprire il mondo con i suoi occhioni innocenti; non sa, non può sapere, che il suo è un cognome marchiato.
Nel 1953 inizia una faida tra le famiglie mafiose della borgata di Tommaso Natale e di Cardillo nella zona nord della città di Palermo, che interessa anche la sua famiglia. Il suo papà, infatti, viene ucciso a causa di questa sanguinosa faida, il 16 novembre 1957, mentre sta tornando a casa. Paolino ha soli 9 anni. Ma non solo, 3 anni dopo, nel 1960, uno dei suoi fratelli maggiori, Giuseppe, viene sequestrato e poi ucciso, sempre per la stessa ragione.
Paolino cresce in quella famiglia dilaniata da mafia e violenza, ma è ancora un bambino, vorrebbe solo giocare spensierato e sogna un futuro libero. Anche se è ancora un bambino, aiuta la famiglia lavorando, fa il pastore.
Il 19 gennaio del 1961
La faida che investe Palermo non si ferma davanti a niente e a nessuno, neanche dopo aver ucciso già due membri di una stessa famiglia e neanche davanti a un bambino di appena 13 anni.
Il destino di Paolino è segnato; lui non ha colpe, non gli interessa quella faida, non conosce le vicende. Eppure, il 19 gennaio del 1961, in un freddo inverno palermitano, mentre sta per scendere la neve, Paolino viene raggiunto da una raffica di colpi di pistola e di fucile, sulle pendici del monte Billemi, nella Borgata di Tommaso Natale.
I primi due colpi lo raggiungono al petto, Paolino ha paura, ha freddo, è solo, ma vuole vivere e, con tutte le forze che gli rimangono prova a scappare. Ma sarà tutto inutile, altre due fucilate alle spalle lo colpiscono e lo uccidono. I suoi killer scappano, mentre il suo corpicino rimane inerme sul terreno gelido. Solo. Quando arriveranno sul posto i suoi familiari che lo cercano e proveranno a salvarlo sarà tutto inutile; Paolino è già morto, a soli 13 anni, portando con sé i suoi sogni di bambino.
La mafia non si fermerà neanche dopo questa barbara uccisione di un bambino innocente: si susseguiranno anni di violenza e di omicidi che toccheranno ancora la famiglia Riccobono. A metà degli anni ’70, infatti, a essere ucciso sarà un altro fratello di Paolino, Natale, ucciso appena pochi giorni dopo la sua scarcerazione.
Vicenda giudiziaria
Nel 1966, Simone Mansueto, pentito, dichiara di conoscere i nomi degli assassini del piccolo Paolino. Ma nessuno gli crede e, per questo, viene insultato, emarginato e dichiarato pazzo.
Successivamente per l’uccisione di Paolino sarà condannato a trent'anni di carcere Giovanni Chifari, soprannominato “crozza munnata”.
Memoria viva
La foto del suo corpicino riverso a terra scattata dal giornalista Nicola Scafidi, racconta di questa mafia sanguinaria che non risparmia neanche gli innocenti. Diventerà l’emblema di quegli anni, raccontando più di molte parole. Il regista Francis Ford Coppola ne fu molto colpito e nel 1974 la utilizzerà per ricreare una scena del suo film “Il Padrino – Parte seconda”.
Il nome di Paolino è ricordato, insieme alle oltre 1000 vittime innocenti delle mafie che ogni anno in occasione del 21 marzo, la Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, riecheggiano in tanti luoghi. Per noi Paolino ha un vero e proprio diritto al ricordo, un diritto che restituisce “dignità” a ogni nome che ricordiamo, che rappresenta la promessa a Paolino che non dimenticheremo la sua storia, i suoi progetti di vita, portando con noi i suoi sogni e rendendola vitale pungolo del nostro impegno quotidiano.