Michele Fazio nasce il 21 settembre del 1985 a Bari. È il secondo di quattro figli ed è un ragazzo pieno di vita, dolce e rispettoso.
Michele cresce tra le stradine di Bari vecchia, tirando calci al pallone con gli amici in quei vicoli stretti vicino al mare, così belli ma anche permeati di mafia; affianco a Michele e i suoi amici crescono anche i figli dei boss, che abitano quello stesso quartiere e che gli tolgono bellezza, obbligando tutti, anche Michele e i suoi amici, a ritirarsi in casa non appena fa buio, per paura di trovarsi in mezzo a rese di conti che non li riguardano. Michele sogna di entrare nell’Arma dei carabinieri e nel frattempo decide di andare a lavorare per aiutare la sua famiglia. Trova presto lavoro in un bar e così di giorno lavora e la sera va a scuola per conseguire il diploma. Suo papà Pinuccio fa il ferroviere ed è costretto, a causa del lavoro, a viaggiare e star spesso fuori casa. Così Michele, che è un ragazzo molto responsabile, si sente un pò il capo famiglia in assenza del padre: fa l'uomo di casa prendendosi cura della sua mamma e delle sue sorelle. È sempre allegro e sorridente Michele, ama la vita, ha soli 15 anni ma non gli pesa andare a lavorare tutti i giorni in quel bar, lo fa con amore, fiero di poter aiutare la sua famiglia. Trascorrono così le sue giornate, tra i tanti sogni di adolescente, i primi amori, gli amici e i progetti per il futuro; una vita normale che verrà stroncata improvvisamente e violentemente in un giorno caldo e afoso di luglio.
Una sera di luglio
È la sera del 12 luglio 2001, un giorno speciale perché papà Pinuccio è a casa per qualche giorno di riposo. Michele ha finito il suo turno di lavoro e decide di trascorrere qualche ora sul lungomare con i suoi amici e suo fratello maggiore, Nicola. Gli amici avevano organizzato una serata in pizzeria, ma Michele vuole andare a casa per stare insieme con il papà; i suoi genitori lo aspettano. Si incammina così verso casa, tra quelle vie strette e familiari di Bari vecchia. Porta in mano delle pizze, è sorridente non soltanto perché si è conclusa un'altra giornata lavorativa, ma perché può finalmente cenare con la famiglia al completo. È ormai arrivato sotto casa, non sa, e certo non può immaginare, che di lì a pochi secondi quattro killer del clan Capriati spareranno colpi destinati ai rivali del clan Strisciuglio. All'improvviso viene strattonato, non ha il tempo di voltarsi indietro, sente degli spari, sono attimi: un proiettile gli perfora il cranio e lui cade riverso per terra. Tutti scappano, lasciandolo solo. Nell'aria si avverte, lancinante, un solo grido, pronunciato in uno stretto dialetto barese che dice: "Abbiamo ucciso il bravo ragazzo". Michele si ritrova coinvolto in una sparatoria tra clan rivali, Capriati e Strisciuglio. Quei colpi diretti a un appartenente del clan Strisciuglio mancano il bersaglio e colpiscono un innocente.
Michele, a soli 16 anni, nel fiore della sua adolescenza, pieno di speranze e sogni per il futuro, perde così la vita in un agguato, scatenato da una guerra di mafia per contendersi il controllo del territorio, degli affari, del traffico di droga.
La morte di Michele lascia una profonda ferita nel cuore della sua famiglia, ma proprio da quel dolore nasce una costante richiesta di verità e giustizia. Pinuccio e Lella Fazio, iniziano una battaglia di riscatto del quartiere: spalancano le finestre del loro balcone, quelle stesse finestre che fino a prima delle morte di Michele restavano chiuse per paura, per non immischiarsi in cose di altri, per non vedere e non dover parlare. Quella rabbia per una morte così assurda e ingiusta si è trasformata in una testimonianza viva e costante che li porta a parlare, soprattutto ai giovani delle scuole, per raccontare loro la storia di Michele: una storia di rinascita, non solo di Bari vecchia, ma dell’intera città, per sensibilizzare affinché possano ricordare che la mafia non è un problema che riguarda solo alcuni ma che un fenomeno che coinvolge tutti, per gridare con forza che non esiste un posto sbagliato e un momento sbagliato per chi cammina per le strade della propria città.
Vicenda giudiziaria
Nel 2003 il caso fu archiviato, ma grazie all’impegno congiunto della magistratura, delle Forze dell’Ordine e delle Istituzioni, nel 2004 le indagini furono riaperte. Nel 2005 gli assassini di Michele vengono assicurati alla giustizia e condannati con sentenza definitiva.
Memoria viva
Alla sua memoria è intitolato il presidio di Libera di Giovinazzo (Bari) e un vino prodotto dalla Cooperativa sociale terre di Puglia - Libera terra, che opera su terreni sottratti alla criminalità organizzata a Mesagne. A Michele è intitolata l’associazione che ha sede a Bari vecchia che offre uno spazio e fa doposcuola per i ragazzi del quartiere.