Angelica nasce il 5 dicembre del 1989 in un piccolo paese del basso Salento, Casarano, a pochi chilometri dal mare e dalle spiagge non ancora affollate di turisti in quegli anni. Le tante calette sono il luogo privilegiato per gli sbarchi dei contrabbandieri ed è la Sacra Corona Unita a gestire tutti i traffici e ha costruito un impero.
Possiamo immaginare Angelica come una bambina curiosa e sorridente, capace di farsi capire con un sorriso o uno sguardo. Sua madre Paola e suo padre Antonio avevano già un figlio. Angelica era la piccola di casa. I suoi genitori si separano e Angelica rimane a vivere con la sua mamma, che la porta sempre con sé.
La storia di Angelica è indissolubilmente legata alla vita della madre. Non si può raccontare di Angelica senza parlare di Paola. Perché purtroppo Paola è stata una vittima, come tanti giovani in quegli anni, finita nella trappola dell'eroina. Dalla quale non è riuscita a uscire. Il traffico di eroina è gestito dalla criminalità organizzata salentina e Paola conosce bene quel mondo. Fino al 1989 ha una relazione con Luigi Giannelli, boss indiscusso di Parabita. Anche mentre lui è in carcere continuano a scriversi.
Dopo la separazione dal padre di Angelica, Paola ha una relazione con Donato Mercuri, il luogotenente di Giannelli. E’ lui a mostrarle i tanti nascondigli per la droga e per le armi tra le campagne salentine, Paola conosce molto bene le dinamiche interne al clan.
Si sente al sicuro probabilmente Paola grazie al legame che ha con il boss. E questo ha attirato su di lei le attenzioni di Anna, la moglie di Giannelli. I primi di marzo del 1991 le due donne si incontrano al mercato di Matino e lì iniziano a litigare, ad alzare la voce fino ad arrivare a picchiarsi davanti a decine di testimoni. Paola firma la sua condanna a morte quel giorno.
Durante un incontro in carcere con il marito, Anna e suo fratello Luigi ricevono l’ordine di far sparire Paola, che ormai sta diventando un problema per il clan ed è a conoscenza di troppi segreti. Per Giannelli deve essere proprio Donato Mercuri a occuparsi della faccenda.
Donato sa che deve costruirsi un alibi e che lui può solo occuparsi di organizzare l’agguato, è certo che sarebbe il primo a essere sospettato della scomparsa di Paola a causa della relazione che loro due hanno. E così dà l’ordine al cognato Luigi De Matteis e a Biagio Toma.
Era Paola che doveva essere uccisa e fatta sparire, la piccola Angelica non era stata presa in considerazione.
Il 20 marzo del 1991
Donato ha stabilito la data, ha trovato un alibi indistruttibile. E’ un grande tifoso del Milan e la sera del 20 marzo la sua squadra del cuore avrebbe giocato una partita importante, che avrebbe guardato insieme ad altra gente. Dà le istruzioni a De Matteis e a Toma, che prendono appuntamento con Paola per quella sera. La convincono a raggiungerli con la promessa di un po' di eroina e fare due chiacchiere. Paola li conosce, si fida di loro e soprattutto è convinta di essere protetta dall’uomo che ha invece dato l’ordine di ucciderla.
Si presenta all’appuntamento a bordo della sua panda rossa e insieme a lei c’è anche sua figlia, Angelica. Nessuno ha pensato a questa possibilità, ma i due non cambiano idea. Fanno salire Angelica e la sua mamma in auto con loro e si dirigono in un vecchio casolare abbandonato tra le campagne di Parabita. È così spavalda e sicura di sé Paola, che anche quando le puntano il fucile contro e ha sua figlia tra le braccia, li guarda sprezzante e dice di non avere paura. E’ in quel momento un primo colpo la colpisce all’addome e ferisce anche Angelica. De Matteis esplode subito un altro colpo, questa volta mortale.
Angelica e Paola non ritornano a casa quella sera e i suoi familiari iniziano a cercarle. La paura cresce di ora in ora. Il giorno seguente ritrovano la sua auto perfettamente parcheggiata e chiusa a chiave. Nell’interno ci sono i giocattoli di Angelica e la borsa di Paola. Ma di loro non c’è traccia.
Il ritrovamento
Soltanto nel 1997, durante alcuni lavori di demolizione di una cisterna in contrada Tuli, tra le campagne di Parabita, verranno ritrovati i resti di Paola. Sarà sua sorella a identificarla proprio grazie ai gioielli che indossava e di cui spesso si vantava, dono del boss Giannelli. Di Paola non era rimasto quasi più nulla.
Il ritrovamento permise di far ripartire le indagini che subiranno una svolta inaspettata, quando Luigi De Matteis decide di iniziare un percorso di collaborazione con la giustizia. Era stato arrestato proprio in quei mesi per altri reati, quando si accusa dell’omicidio di Paola e di Angelica, nonostante non fosse tra i sospettati. Oppresso dal rimorso, rivela di essere stato lui insieme con Biagio Toma a uccidere madre e figlia.
Nnu ‘sta la facia chiui iou cu tegnu ‘nnu segreto del genere dentro, pure i giornali parlavano, i telegiornali parlavano, io stavo detenuto… stavano girando, non stavano trovando la bambina, sono stati dei momenti brutti, mi hanno fatto ricordare… volevo collaborare, poi ogni volta che andavo non me la sentivo, non volevo ricordarmi di come era andato il fatto e non ce l’ho fatta… poi sono stato arrestato di nuovo… un mese fa… già quando stavo fuori stavo pensando su questo fatto, ciè nnu la facia chiui cu tegnu questo segreto qua, anche perché ci ho due figlie ed ogni volta che io le guardavo…
Vicenda giudiziaria
Nel 2001 vennero condannati all'ergastolo i mandanti del delitto: Luigi Giannelli, la moglie Anna De Matteis e Donato Mercuri. Pene confermate dalla Corte di Assise di Appello di Lecce a maggio del 2002. La famiglia di Paola e di Angelica si costituì parte civile nel processo.
Soltanto dieci anni dopo la sentenza di secondo grado, nell’aprile del 2012, le dichiarazioni di altri collaboratori appartenenti al clan di Giannelli confermano quanto raccontato da De Matteis. Il pm Giuseppe Capoccia, che si era occupato della prima indagine, ritorna al Tribunale di Lecce nel 2014 e riprende in mano il fascicolo. Gli esecutori di quell’atroce delitto non erano ancora stati condannati e il debito di giustizia nei confronti di Angelica doveva essere saldato.
Nell’ottobre del 2019 la Cassazione ha confermato l’ergastolo per Biagio Toma, mentre De Matteis era stato condannato dal Tribunale di Taranto per il duplice delitto, beneficiando delle attenuanti generiche per il suo ruolo di collaboratore di giustizia.
Il lungo lasso di tempo trascorso dai fatti (…) non può velare l’abominio compiuto. Nella storia criminale nazionale non si ricordano condotte comparabili con quelle tanto sprezzanti del dolore innocente di una bambina di due anni, rimasta ferita in maniera non grave al piedino, lasciata disperata, nottetempo al buio in campagna, accanto al cadavere della madre ammazzata (un teste aveva ricordato di aver udito nel buio un cagnolino che ululava!) e quindi uccisa, senza nemmeno la pietà che si usa verso gli ovini. I mandanti dell’omicidio della Rizzello scontano già da anni la giusta pena dell’ergastolo. Sino ad ora era mancata alla parola di Luigi De Matteis (reo confesso) il riscontro idoneo a concretizzare l’accusa contro Biagio Toma: (…) le inaspettate conferme degli ultimi mesi … consentono finalmente di avanzare una richiesta cautelare che attenui l’orrore dell’intera comunità salentina.
Le carte processuali hanno ricostruito quanto avvenuto. Luigi De Matteis fu incaricato di uccidere la donna da Luigi Giannelli e da sua moglie Anna De Matteis. Paola Rizzello, attratta di notte in un casolare con l'inganno, portò con se Angelica credendo di non correre alcun rischio. Venne uccisa a colpi di fucile. I due sicari lasciarono la piccola Angelica da sola al buio con il cadavere della madre e tornarono in paese per cambiarsi e per bruciare gli abiti sporchi. Si consultarono con Donato Mercuri che gli ordinò di tornare e di uccidere la bambina, non dovevano lasciare né tracce né testimoni. Tornarono dopo ore con l'ordine di eliminare la piccola testimone. Angelica piangeva disperata accanto al cadavere della madre, ferita a un piedino. Angelica fu presa per il piedino da Biagio Toma, che la sbatté contro un muro, quattro, cinque volte. Fino a ucciderla. Il giorno successivo tornarono al casolare per seppellire i corpi. Quello di Paola gettato in una cisterna, mentre il corpicino di Angelica lo misero in un sacco di iuta e lo portarono lontano, sulla collina di Sant’Eleuterio. Lì lo seppellirono sotto un pino, a pochi chilometri dal casolare in cui era stata uccisa. Ed è li che fu ritrovato dopo la confessione di De Matteis nel 1999.
Memoria viva
Il presidio di Libera a Casarano è dedicato ad Angelica Pirtoli.
Nel 2012 ad Angelica è stato intitolato un parco a Parabita (LE), un centro polifunzionale nato in un bene confiscato alla mafia. Il centro è a disposizione della collettività e di eventi a sfondo ambientale.
L’associazione di Parabita, Piazza delle Idee, ha realizzato un libro illustrato e un video con gli studenti che hanno partecipato al progetto “Ricordo, memoria, lotta e giustizia per Angelica”.
Il 29 maggio del 2014 è andato in onda su TeleRama un servizio che ricostruisce le vicende di Angelica e sua madre a cura di Danilo Lupo, nel corso della trasmissione “Indiano”.
Nel 2014 la casa editrice Fasi di luna ha pubblicato il libro “Una storia diversa”, uno dei tre racconti contenuti è scritto dal giudice Maurizio Saso ed è dedicato ad Angelica.