21 giugno 1980
Cetraro (CS)

Giannino Losardo

Era stato in grado di cogliere le profonde trasformazioni sociali che stavano avvenendo in Calabria e di come la 'ndrangheta si stesse trasformando. Fu tra i pochi politici a capire tutto questo e lo denunciò sempre pubblicamente.

Giovanni Losardo nasce a Cetraro, paese che affaccia sulla costa tirrenica cosentina, il 23 luglio del 1926.
Sin da piccolo a Giovanni, da tutti chiamato Giannino, piace leggere e imparare. Crescendo sceglie così di frequentare il liceo classico e nel 1946 si diploma con pieni voti. Si iscrive poi alla facoltà di Giurisprudenza di Napoli e nel 1950 si laurea, anche in questo caso con pieni voti e dopo una carriera brillante.
È il 1954 quanto conosce Rosina Gullo, una giovane donna che lo farà innamorare.

Il matrimonio con Rosina

Nel 1955, mentre i due giovani si conoscono e il loro amore cresce, Giannino si iscrive al concorso di cancelliere presso il Ministero di Grazia e Giustizia e lo vince. Come prima sede di servizio viene assegnato alla Pretura di Verbania - Vallanza, in Provincia di Novara per cui è costretto a trasferirsi e a stare lontano da Rosina. La lontananza però non è semplice da gestire e così, presto, inizia a chiedere il trasferimento, che otterrà due anni dopo quando viene assegnato al Tribunale di Paola e potrà finalmente riavvicinarsi alla sua Rosina. Non passerà molto tempo e i due ragazzi decideranno di sposarsi, coronando così il loro sogno d’amore e costruire una famiglia. Da quell’amore giovane e sincero nasceranno presto due figli: Raffaele e Angela.
Sono una famiglia normale, felice. Giannino è un papà premuroso e presente, molto attento all’educazione dei suoi bambini; vuole infatti trasmettergli tutti i suoi valori di giustizia, lealtà, rispetto, solidarietà. Ma Giannino è anche un uomo culturalmente eclettico, che ama leggere, informarsi, ama la musica e la pesca sportiva dilettantistica.

L'impegno politico

Nel 1970 si iscrive al Partito Comunista Italiano diventandone presto segretario di sezione. Il suo operato è apprezzato da tutti, sa ascoltare e parlare alle persone e, nel 1975, capeggia una lista politica durante le elezioni Amministrative Comunali del Comune di Cetraro e viene subito eletto consigliere Comunale con larghi consensi. Nel 1979 poi verrà rieletto consigliere Comunale ottenendo anche la nomina di assessore con delega alla Cultura. Giannino svolge tutti questi incarichi con dedizione e grande senso di responsabilità, non tralasciando il ruolo di segretario capo della Procura di Paola. In questi anni di impegno politico scrive anche su molti quotidiani e riviste politiche riuscendo a esprimere in modo chiaro e diretto le sue idee e i suoi valori.
Giannino crede davvero nell'equità e nell'uguaglianza sociale ed è un uomo dello Stato che non è possibile corrompere; è troppo forte il suo senso dello Stato e la sua incorruttibilità è intollerabile per i mafiosi locali. Nei suoi discorsi pubblici si batte sempre per il ripristino della legalità e non ha paura di schierarsi contro la mafia che fa affari e vuole comandare nel suo tanto amato paese. In quegli anni e in quel territorio, si susseguono attentati, bombe e omicidi, che sono ormai all’ordine del giorno. E Giannino non si stanca di denunciare la complicità fra le ‘ndrine locali e pezzi dello Stato, dell’economia e della politica.

Il 21 giugno del 1980

La vita di Giannino scorre veloce, divisa tra la sua amata famiglia, il suo lavoro presso la Procura e il suo impegno politico.
Anche quel 21 giugno del 1980, Giannino non viene meno a tutti i suoi impegni; prende parte a una seduta del consiglio comunale e, una volta terminato, prima di tornare dalla sua famiglia, va a fare visita alla madre.
Sono da poco passate le 22 di quella sera di inizio estate, quando Giannino esce da casa della mamma e si mette alla guida della sua “Fiat 126” azzurra per dirigersi verso la sua abitazione. È felice, non vede l’ora di poter trascorrere un po' di tempo con la sua Rosina quando, all’improvviso, mentre si trova in località Santa Maria di Mare nel comune di Cetraro, viene raggiunto da due uomini a bordo di una moto di grossa cilindrata. I due tirano fuori una pistola calibro 9 e un fucile calibro 12 e iniziano a sparare verso di lui. Giannino viene gravemente ferito, ma riesce a uscire dalla macchina per tentare di salvarsi. Prova a scappare ma viene raggiunto da un altro colpo e si accascia a terra. A nulla servirà la disperata corsa verso l'Ospedale di Paola; Giannino morirà poche ore dopo, all’età di 54 anni, non prima però di essere riuscito a pronunziare davanti agli inquirenti queste parole: «Tutta Cetraro sa chi mi ha sparato».
In seguito alla morte di Giannino, il Tribunale di Paola interromperà per due giorni le proprie attività e la federazione unitaria di Cosenza proclamerà uno sciopero di otto ore nella zona del Tirreno cosentino e due ore di sciopero con assemblea a livello provinciale. A Cetraro, invece, sua tanto amata terra, il sindaco indirà due giorni di lutto cittadino.
Il 24 giugno, si svolgeranno i funerali, in forma semi privata, a Fuscaldo (CS), ma vi parteciperanno, tra gli altri, Enrico Berlinguer, Pio La Torre, Stefano Rodotà, Francesco Martorelli, Achille Occhetto, per onorare un uomo che ha dato la vita per i valori di giustizia sociale, di eguaglianza e per non aver piegato la testa al volere delle cosche mafiose locali.

Vicenda giudiziaria

Per l'omicidio di Giannino verrà accusato come mandante Francesco Muto, boss della ‘ndrina locale, mentre saranno imputati come esecutori materiali dell’omicidio, Francesco Roveto, Franco Ruggiero, Antonio Pignataro e Leopoldo Pagano.
Il processo, tenuto presso la Corte d’Assise di Bari, si concluderà nel marzo del 1986, ma gli imputati non saranno condannati e il delitto resta ancora oggi impunito.

Memoria viva

Nel 1983 il Comune di Cetraro ha istituito un premio di saggistica, giornalismo e arte, dedicato alla memoria di Giannino.
Il 3 agosto 2003, a Fuscaldo (CS), è stato istituito il Laboratorio sperimentale Giovanni Losardo, un’associazione culturale che si pone come obiettivi principali di “dare un futuro alla memoria di Giannino, trasmettere alle nuove generazioni il gusto per la bellezza e la legalità. Inoltre si propone di valorizzare i giovani talenti mediante l’organizzazione di eventi culturali e di corsi di formazione nei settori della legalità, giornalismo, cinema, teatro e arti figurative e l’attribuzione del Premio internazionale Losardo.

Volevano colpire l’amministratore che impediva determinati traffici e il segretario della Procura della Repubblica di Paola che con lealtà verso lo Stato vigilava affinchè la macchina della giustizia funzionasse correttamente. Non so se c’è stata una saldatura precisa tra questi due profili: l’azione politico-amministrativa a Cetraro e l’attività di funzionario integerrimo al Tribunale di Paola, attività che hanno suscitato entrambe una serie di opposizioni, che probabilmente si saldarono tra loro in un quadro di tipo criminoso. È necessario mantenere vivo il ricordo e suscitare consapevolezza per andare al di là delle manifestazioni esteriori e fare in modo che le forze politiche assumano un maggiore impegno, ricordando che la questione morale continua ad essere un tema centrale nel nostro Paese.
Raffaele - figlio di Giannino
Video testimonianza di Raffaele Losardo, figlio di Giannino