Giovanni Ventra nasce a Cittanova, in provincia di Reggio Calabria.
È un ragazzo curioso e aperto, pieno di vita e di idee imprenditoriali che, crescendo, cerca di mettere in pratica. Diventa presto un imprenditore agricolo, ma Giovanni ha anche una profonda passione per la politica che mette da subito al servizio della sua terra. Aveva potuto studiare poco, ma una profonda curiosità e passione per la conoscenza lo avevano accompagnato per tutta la vita.
Noi da papà non abbiamo ereditato ricchezza, ma una grande dignità.
Grazie alla sua tenacia, passione e generosità viene eletto consigliere comunale di Cittanova, tra le fila del Partito Comunista Italiano.
In quegli anni Giovanni si divide tra il lavoro e la politica ma presto conosce Carmela, di cui rimane da subito affascinato. I due ragazzi si sposano e da quel profondo amore nasceranno sette figli e Giovanni, nonostante i numerosi impegni, è un padre sempre presente, attento e premuroso. Il fatto che lui non avesse potuto studiare, lo portava ad avere una grande attenzione verso l'istruzione dei suoi figli. Una delle sue più grandi gioie fu la laurea di sua figlia Caterina.
La vita scorre normalmente ed è da poco passato il Natale, che Giovanni ha trascorso con la sua numerosa e gioiosa famiglia. Nonostante il periodo di festa, continua a coltivare idee da mettere al servizio del bene comune.
Il 27 dicembre 1972
Così, anche quel 27 dicembre del 1972, decide di recarsi alla sezione del suo partito – com’è solito fare tutte le sere - per incontrare i suoi amici e compagni e scambiare un po' di chiacchiere. Cammina tranquillo Giovanni stringendosi nel suo cappotto per ripararsi dal freddo pungente di dicembre e non può certo immaginare che di lì a pochi secondi succederà l’inimmaginabile. Attraversa piazza Marvasi, la piazza principale di Cittanova, quando all’improvviso una raffica di proiettili di fucile caricato a pallettoni partono da due auto, una “124” e una “123”, entrambe con una targa straniera situate poco distanti. Rimangono a terra, feriti, Giovanni Ventra e Giuseppe Facchineri, il vero obiettivo dell’agguato. Facchineri rimane solo ferito, mentre Giovanni viene trasportato d’urgenza in ospedale; le sue condizioni appaiono sin da subito disperate. Morirà poco dopo in ospedale, durante il disperato tentativo di bloccare l’emorragia e salvargli la vita.
Giovanni rimane vittima inconsapevole della terribile faida dei Facchineri contro gli Albanese nella città della Piana di Gioia Tauro, una faida iniziata negli anni sessanta fra i Facchineri-Marvaso-Varone-Monteleone e i Raso-Albanese-Gullace-De Raco e di cui furono vittime molte persone, tra i quali anche dei bambini. Si interrompe così la vita di Giovanni, all’età di 58 anni, lasciando nello sconforto l’amata moglie e i suoi adorati figli.
Papà io l’ho perso che avevo tredici anni e ho fermato quel momento nella mia testa. Per questo non ho l’immagine di mio padre che invecchia e ancora oggi quando lo penso lo vedo giovane, ancora capace di darmi dei consigli. E mi manca la sua presenza attraverso il ruolo di guida che esercitava nella nostra famiglia. Mamma ha sempre cercato di colmare i nostri vuoti e lo ha sempre fatto con la consapevolezza di quanto fosse difficile realizzarlo. Ma è stata brava e coraggiosa.
Vicenda giudiziaria
I colpevoli dell'omicidio di Giovanni non verranno mai individuati, la sua famiglia è ancora in attesa di verità e giustizia. L'unico uomo accusato del suo omicidio, Giuseppe Raso, fu ucciso nel carcere di Reggio Calabria il 31 marzo del 1975. Era in attesa di giudiziaio per l'omicidio di Giovanni.
Memoria viva
Dopo 35 anni dalla sua morte, nel 2007, sua figlia Silvia, insieme al marito Antonio Russo, ha fondato l’associazione “Piana Libera”, con l’obiettivo di mettere assieme tutti quei familiari, accomunati da uno stesso tragico fato, determinato dalla crudele violenza 'ndranghetista, che ha provocato la morte o il ferimento dei propri cari.