2 dicembre 1991
Cerignola (FG)

Michele Cianci

Michele non si era mai voltato dall'altra parte, era sempre stato attento a ciò che gli succedeva intorno. Credeva fortemente nei valori della giustizia e del rispetto per gli essere umani. E così anche quando tentarono di rapinarlo, si oppose. Lui, che aveva sempre lavorato, non riteneva giusto che con la violenza qualcuno volesse appropriarsi dei frutti del suo lavoro.

Michele Cianci nasce a Cerignola, in provincia di Foggia nei pressi della valle dell'Ofanto, il 22 maggio del 1948 da mamma Sabina e papà Nicola. Ha una sorella più piccola, Angela, a cui è molto legato, ecosì come lo è alla sorella maggiore, Teresa, e al fratello più piccolo, Vincenzo. E' una famiglia modesta la sua, umile e profondamente religiosa. Cresce circondato dai valori della fede cattolica con cui i suoi genitori crescono lui e i suoi fratelli e tanto amore.
È un ragazzo allegro; ha sempre la battuta pronta, è un amante degli scherzi ed è una persona di compagnia, sempre attiva e con cui non ci si annoia mai. Allo stesso tempo è riservato, molto educato e rispettoso verso gli altri, umano e solidale, grazie all’educazione improntata sul rispetto delle regole, trasmessagli dai genitori.

Finite le scuole medie si iscrive all’Istituto Tecnico Industriale “Augusto Righi” di Cerignola, conseguendo poi il diploma di Perito industriale in Elettronica e Telecomunicazioni. Da quel momento svolge tanti lavori, senza mai sentirsi però davvero appagato, perché desidera trovare un lavoro attinente al suo diploma, in cui mettere a frutto tutte le cose imparate negli anni di scuola.
Alla fine decide di fare il commerciante, di mettersi in proprio e apre un negozio di armeria nella sua città. È molto scrupoloso e attento, ma soprattutto svolge il suo lavoro con abnegazione. I suoi amici che lo vanno a trovare in negozio sono soliti vederlo svolgere le varie riparazioni con minuzia, professionalità e con il sorriso, cantando mentre lavora.
Michele ha una grande gioia di vivere e tante passioni: ama la musica e la pittura. Dipinge molti quadri, ha imparato da solo, è un autodidatta e in questo modo riesce a dare spazio alla sua fantasia e creatività. Ma Michele ama anche la natura e gli animali, soprattutto i cani da caccia, in particolare il setter inglese. Partecipa a varie mostre nazionali, vincendo anche numerose coppe con i suoi cani.
La vita di Michele sembra così trascorrere su binari sicuri, divisa tra gli amici, la famiglia, il lavoro e le sue mille passioni. E soprattutto i suoi quattro nipotini, figli di Angela, a cui dedica tempo e attenzioni, essere zio lo riempie di orgoglio.

Video testimonianza di Angela Cianci, sorella di Michele Cianci

Il 2 dicembre del 1991

La mattina del 2 dicembre del 1991, Michele è come sempre nella sua armeria, intento a lavorare. È il primo lunedì di dicembre e l’aria del Natale inizia a farsi sentire, gli addobbi e le luminarie si moltiplicano velocemente per le strade di Cerignola mentre il clima si fa pian piano più rigido.
Mentre è assorto nel suo lavoro, si accorge delle grida di aiuto che provengono dall'esterno. Un anziano, che ha appena riscosso la sua pensione con la tanto attesa tredicesima, sta subendo un tentativo di furto. Il pensionato sta attraversando piazza del Carmine, in pieno centro cittadino, quando in men che non si dica due ragazzi lo avvicinano e iniziano a percuoterlo e frugargli le tasche alla ricerca del denaro.
Michele vedendo la scena non ci pensa su due volte: senza esitare interviene in sua difesa. Estrae la sua pistola e spara dei colpi in aria, urlando loro di lasciare in pace l’anziano, sventando così lo scippo e mettendo in fuga i due giovani, mentre intorno a loro tutto sembra svolgersi normalmente. Infatti, nonostante sia quasi mezzogiorno e la piazza sia piena di gente, tutti continuano il loro viavai senza interessarsi a ciò che sta succedendo. Così, nel mentre che gli scippatori sono in fuga, Michele aiuta il malcapitato signore a riprendersi dallo spavento e poi si reca subito al locale Commissariato di Polizia per denunciare l’accaduto e fornire una descrizione dei due malviventi.

La giornata di Michele  trascorre ordinariamente o almeno così sembra. Nel pomeriggio si reca nel suo negozio e svolge il suo lavoro, come ogni pomeriggio. Verso le 20.30, quando si accinge a chiudere le saracinesche dell’attività, quattro ragazzi irrompono per rapinarlo. Michele prova a reagire, ma gli aggressori lo colpiscono una prima volta al capo con una chiave inglese e poi gli sparano alcuni colpi alle gambe. Michele cade a terra, batte la testa procurandosi una profonda ferita e rimane inerte mentre i quattro scappano. Nel giro di pochi minuti arrivano i soccorsi, viene trasportato con urgenza al locale ospedale ma quella corsa disperata non servirà: due di quei proiettili lo hanno infatti colpito all’arteria femorale non lasciandogli scampo. Morirà dissanguato nel giro di poco, a quarantatre anni.

Vicenda giudiziaria

Gli inquirenti incaricati delle indagini immediatamente collegano l’omicidio di Michele allo scippo sventato la mattina, ma anche la famiglia di Michele e l'opinione pubblica è convinta che questo sia il motivo. Si pensa a una ritorsione, a una spedizione punitiva ordita da criminali senza scrupolo. Ma la pista si rivelerà sbagliata. Solo anni dopo infatti, grazie alla testimonianza di due collaboratori di giustizia, si scoprirà che si trattava di un tentativo di rapina e il suo omicidio sarà inserito nel maxiprocesso “Cartagine”. Le armi, infatti, servivano al clan della città e l’armeria di Michele era stata scelta perché era ben fornita, la più fornita. Il clan, infatti, era solito disfarsi subito delle armi utilizzate nei vari colpi e agguati per impedire agli inquirenti di scoprire collegamenti fra i vari delitti, quindi aveva bisogno di rifornirsi di nuove armi.
I due collaboratori di giustizia dichiarano anche di aver partecipato direttamente sia alla decisione sia all’esecuzione della rapina. Il processo si concluderà con delle sentenze di condanna ai danni di cinque persone collegate al clan.

Quando abbiamo appreso nuove informazioni in merito al movente dell’omicidio di Michele ci hanno stravolto e destabilizzato completamente la nostra vita, in quanto Michele è stato considerato vittima di mafia ma in realtà noi eravamo del tutto ignari della presenza della mafia nella nostra città.
Angela - sorella di Michele

Memoria viva

Il 26 giugno 1992, Micheleè insignito dal presidente della Repubblica, della medaglia d’oro al valor civile, per aver dato col suo gesto uno “splendido esempio di umana solidarietà ed elette virtù civiche”.
Alla sua memoria sono intitolati vari luoghi della città di Cerignola. A marzo 2021 uno dei beni confiscati alle mafie di Cerignola e consegnato all’Ats “Le terre di Peppino Di Vittorio” è stato dedicato alla memoria di Michele.

Facendo un tuffo nel passato, tornare a quel maledetto lunedì del 2 Dicembre del 1991, mi fa venire un nodo in gola e l’onda emotiva è alle stelle, ma per tenere viva la memoria di Michele lo farò sempre. Mi sento in dover di trasmettere la sua memoria, soprattutto ai giovani, trasformando le lacrime in parole, sperando che la tragedia di mio fratello, insieme a quelle di tante altre vittime innocenti, sia monito per tutti.
Angela - sorella di Michele