2 marzo 2016
Tegucigalpa (Honduras)

Berta Caceres

Questa è la storia di un femminicidio politico, frutto di una classe politica corrotta, asservita agli interessi di gruppi finanziari e cartelli della droga, decisa a schiacciare la resistenza indigena contro lo sfruttamento della propria terra.

Berta Cáceres, attivista honduregna della comunità indigena Lenca, è cresciuta nel contesto di forte violenza politica, che ha caratterizzato l’America Centrale negli anni Ottanta, e che persiste tutt’ora soprattutto in alcuni Paesi. L'Honduras è descritto da Human Rights Watch come un Paese in cui l’impunità per crimini e violazioni dei diritti umani è la norma. Secondo un rapporto del Carnegie Endowment la corruzione è sistematica. Un'indagine di Global Witness indica l'Honduras come il Paese più letale al mondo per gli attivisti ambientali, con elevato rischio di omicidi e sparizioni impunite.

In questo contesto, Berta cresce con l’idea di impegnarsi per difendere i diritti della sua terra e della sua gente, seguendo l’esempio di sua madre, Austra Flores, prima donna governatrice del dipartimento di Intibucá, impegnata a livello nazionale per i diritti indigeni.  

Ispirata dall’esempio materno, Berta divenne una leader attivista e nel 1993 co-fonḍ il COPINH, il "Consiglio nazionale delle organizzazioni popolari e indigene dell'Honduras", per contrastare il disboscamento illegale e difendere i diritti e il territorio delle comunità Lenca.

Nel 2006, la comunità indigena di Río Blanco si rivolse al COPINH e a Berta per fermare la costruzione della diga di Agua Zarca sul fiume Gualcarque, luogo sacro per il popolo Lenca. Nonostante il progetto idroelettrico fosse avanzato senza consultare la popolazione locale, come richiesto dall'ILO-169, Berta e il COPINH intrapresero una campagna contro il progetto. La diga minacciava di sottrarre acqua e risorse vitali a Río Blanco. Organizzarono proteste pacifiche, presentarono denunce al governo honduregno e si rivolsero alla comunità internazionale, portando il caso alla Commissione interamericana per i diritti umani. Berta e il COPINH organizzarono blocchi e manifestazioni, nonostante le intimidazioni, le violenze e le minacce di morte da parte di attori paramilitari e forze di sicurezza private. Tuttavia, il governo e i sostenitori del progetto, come la società DESA e finanziatori internazionali, ignorarono gli appelli della comunità, utilizzando falsi consensi e tentando di corrompere la popolazione locale.

Nel 2013, le forze di sicurezza legate a DESA aprirono il fuoco sui manifestanti, uccidendo il leader indigeno Tomás García. Nonostante le violenze e le minacce di morte, nel 2014 Berta ottenne una prima vittoria, convincendo Sinohydro e la Banca Mondiale a ritirarsi dal progetto della diga di Agua Zarca. Nel 2015, Berta ricevette il premio Goldman per l'ambiente, guadagnando riconoscimento internazionale e un incontro con Papa Francesco.

Berta incitava all’unione e all’organizzazione con il motto “Insieme siamo più forti”. Questa lotta ha portato a un risveglio politico per le comunità indigene, spesso emarginate dal governo. Come afferma sua figlia Bertha Isabel Zúñiga, non si trattava di una rivoluzione esterna o imposta, ma di un movimento per recuperare e proteggere l’identità indigena.

2 marzo 2016

Anni di continue molestie, minacce di morte e attentati alla vita di Berta Cáceres sono culminati con il suo omicidio il 2 marzo 2016. Due sicari armati fecero irruzione nella casa dove alloggiava a La Esperanza, uccidendola e ferendo l'ambientalista messicano Gustavo Castro, che è sopravvissuto fingendosi morto.

Berta aveva ricevuto minacce per anni a causa delle sue campagne contro le potenti multinazionali sostenute dalle élite politiche honduregne. Le autorità, inizialmente, ipotizzarono una rapina o un crimine passionale, ma la sua famiglia e i sostenitori ritengono che sia stata uccisa a causa della sua crescente influenza internazionale, che la rendeva una figura scomoda per gli interessi politici ed economici locali.

Vicenda giudiziaria

Dopo che divenne evidente che l’omicidio di Berta Cáceres era stato orchestrato da oppositori del suo attivismo, le indagini e i procedimenti giudiziari sono stati gravemente compromessi da ritardi, irregolarità e tentativi di sabotaggio.

Nel 2016, un giudice della Corte d'Appello fu derubato del fascicolo sul caso, e un'indagine condotta da avvocati internazionali suggeŕ il coinvolgimento di agenti statali e dirigenti aziendali nell'omicidio e nel suo insabbiamento.

Il presidente honduregno Juan Orlando Hernandez ha chiesto il coinvolgimento dell’Ufficio dell’Alto commissariato ONU per i diritti umani nelle indagini sull’omicidio di Berta Cáceres. Amnesty International ha denunciato numerosi difetti nell'inchiesta e una mancanza di volontà da parte del governo nel proteggere i difensori dei diritti umani. Secondo Amnesty, l’indagine ha trascurato le ripetute minacce subite da Cáceres da parte di esercito, polizia e paramilitari.

A marzo 2018, Roberto David Castillo, ex militare e presidente di DESA, accusato di aver fornito supporto logistico agli esecutori materiali del crimine, fu arrestato mentre tentava di fuggire dal Paese. A settembre dello stesso anno, gli avvocati della famiglia di Berta accusarono i giudici di abuso di autorità, ma questi estromisero gli avvocati, lasciando la famiglia senza rappresentanza legale.

Il 29 novembre 2018, oltre due anni dopo l'omicidio, le autorità honduregne hanno emesso un verdetto di colpevolezza per sette degli otto imputati, tra cui dirigenti di DESA e membri dell'esercito. Il 2 dicembre successivo gli indagati sono stati condannati a pene da 30 a 50 anni di carcere. Tuttavia, molti attivisti e sostenitori ritengono che le élite politiche e imprenditoriali che hanno orchestrato l'omicidio non siano state perseguite.

Il 20 giugno 2022 il Tribunale penale nazionale di Tegucigalpa ha condannato David Castillo, ex direttore della DESA e co-protagonista nell'omicidio di Berta Cáceres, a 22 anni e 6 mesi di carcere. Questa condanna è arrivata dopo un processo iniziato nell'aprile 2021, in cui prove e testimonianze hanno dimostrato la sua diretta partecipazione all'omicidio. Castillo è l'ottava persona condannata per questo crimine. La sentenza include anche il tentato omicidio di Gustavo Castro.

Otto anni dopo l'omicidio di Berta Cáceres, la sua famiglia continua a vivere un processo giudiziario incompleto che causa loro grande angoscia. Infatti, nonostante le condanne degli autori e di David Castillo le sentenze non sono state confermate dalla Corte Suprema, creando una violazione del diritto di accesso alla giustizia e dando spazio a influenze corrotte.

La famiglia di Berta sostiene che il suo omicidio sia stato orchestrato da gruppi industriali in collusione con il governo. In una dichiarazione, i suoi figli accusano la società DESA e i finanziatori del progetto idroelettrico Agua Zarca, tra cui i fondi di investimento finlandese Finnfund e FMO. DESA, creata nel 2008, è responsabile della costruzione della diga sul territorio del popolo Lenca.

Memoria Viva

Dopo l'omicidio di Berta Cáceres, numerose manifestazioni di indigeni e attivisti per i diritti umani in Honduras hanno attirato l'attenzione internazionale, con appelli alla giustizia da parte dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e delle Nazioni Unite.

Ulrike Lunacek, vicepresidente del Parlamento europeo, ha chiesto la creazione di una Commissione internazionale indipendente per le indagini.

Per chiedere verità e giustizia per l’omicidio di Berta Caceres si è mobilitato anche il mondo dell’arte e della cultura. Sono state promosse, infatti, numerose iniziative artistiche in sua memoria, come uno spettacolo teatrale e un libro di Nina Lakhani che analizza il contesto della sua morte e il sistema corrotto che ha condotto all’assassinio.

L’immagine di Berta è stata recentemente inclusa in una nuova banconota da 200 lempiras, simboleggiando il riconoscimento della sua lotta per i diritti dei popoli indigeni.

Il 15 settembre 2023, in occasione dell'indipendenza dell'Honduras, il volto di Berta ha sfilato come "eroina nazionale", suscitando riflessioni sul significato di questo riconoscimento. Infatti, è la prima volta che il volto di una donna viene aggiunto alla lista degli “eroi” nazionali.

L'eredità di Berta Cáceres continua attraverso la sua organizzazione, il COPINH, che ha ispirato generazioni di attivisti in Honduras e nel mondo a impegnarsi e a difendere la terra e i diritti umani.

Berta non è morta. Si è moltiplicata. 
Motto del movimento per la verità per l’omicidio di Berta Càceres