6 maggio 2016
Limbadi (VV)

Maria Chindamo

Una donna che non aveva mai voluto adeguarsi agli schemi stabiliti, alle apparenze. Maria aveva sempre cercato nella sua vita di seguire i suoi sogni, per dimostrare ai suoi figli che la libertà non ha prezzo.

Maria Chindamo è una ragazza calabrese, di Laureana di Borrello, dai grandi occhi castani, sguardo sereno e un sorriso dolce sempre accennato sul viso. È una donna generosa, sincera, solare. Studia, si laurea in Economia e Commercio e per molti anni svolge la professione di commercialista.
Si sposa con Ferdinando Punturiero e dal loro amore nasceranno tre figli: Vincenzino, Federica e Letizia. E' con lui che si trasferisce a vivere a Rosarno.
Ma le cose tra i due non vanno bene e Maria prende una decisione: vuole la separazione. Una scelta libera che in quella terra di Calabria appare come un’onta o un disonore. Maria però è decisa, vuole che i suoi figli crescano in una famiglia serena, piena di amore. Il 6 maggio 2015, però, Ferdinando si toglie la vita e la sua famiglia ipotizza che il gesto estremo sia scaturito dalla separazione con Maria.
Lei si trova con gli occhi del paese puntati addosso, viene criticata, ma non si dà per vinta.

Decide di lasciare la professione di commercialista e di dedicarsi alla gestione di alcune terre di proprietà, diventando così un’imprenditrice agricola. Lavora, si dà da fare, tutte le mattine, da Laureana di Borrello dove è tornata a vivere, si sposta a Limbadi, paese della provincia di Vibo Valentia, in contrada Montalto, per gestire la sua azienda.
È una mamma premurosa, attenta, dolce. Ogni sua scelta è orientata dall’amore per i suoi tre figli. Per loro conto, amministra l'azienda agricola ereditata dai nonni, genitori del suo ex marito. Per loro sorride sempre, nonostante le avversità, nonostante la fatica e la difficoltà di trovarsi a gestire un’azienda tutta da sola. Una donna sola, in una terra in cui la presenza della ‘ndrangheta cerca di soffocare l’intraprendenza delle donne, considerate “cose di famiglia”, le scelte di Maria suscitano spesso scalpore.

Il 6 maggio del 2016

Il 6 maggio del 2016 è un venerdì. La settimana sta per volgere al termine e Maria potrà finalmente avere un po' di riposo, ma soprattutto trascorrere del tempo con la sua famiglia.
Esce di casa intorno alle 7 del mattino, come sempre, per andare a lavorare nella campagna. Sembra una mattinata come tutte le altre fino a quando il fratello Vincenzo scopre che qualcosa non va: davanti al cancello della tenuta agricola, ancora chiuso, ritrova l’auto di Maria col motore acceso e alcune tracce di sangue e capelli. Da quel momento nessuno la vedrà più. La cercheranno, in ogni angolo, in ogni centimetro di terra, in ogni anfratto, ma di lei nessuna traccia. Sembra sparita nel nulla.
Le telecamere di sorveglianza dei terreni davanti alla sua azienda quel giorno risultano non funzionanti.
Qualche ora dopo, intorno alle 9, i figli sentono bussare alla porta di casa. Sono i carabinieri che danno loro una notizia che cambierà per sempre le loro vite: la loro mamma è sparita. Maria non aveva ancora compiuto 45 anni il giorno della sua scomparsa.

Vicenda giudiziaria

La concomitanza tra la data di scomparsa di Maria e del suicidio dell’ex marito – avvenuto esattamente un anno prima – induce gli inquirenti a pensare, nell’immediato, che si tratti di un delitto d’onore. Così, le indagini inizialmente seguono questa pista.
Eppure, il contesto della scomparsa è il territorio a cavallo tra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, feudo di una delle più potenti cosche di ‘ndrangheta della regione, quella dei Mancuso.
Si inizia così a ipotizzare che dietro la scomparsa di Maria possa esserci anche la sua scelta di non piegarsi al potere delle cosche, al suo rifiuto di cedere loro le proprie terre.
E questa ipotesi viene confermata, nel gennaio del 2021, dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia di Potenza, Antonio Cossidente, ex boss del clan dei Basilischi che ha condiviso la cella del carcere con Emanuele Mancuso, pezzo grosso dell’omonimo clan della ‘ndrangheta di Limbadi e Nicotera, nel Vibonese. Da lui ha appreso alcuni particolari sulla scomparsa di Maria.

Secondo i racconti, dietro la scomparsa ci sarebbe Salvatore Ascone - detto “Pinnolaro” - che era interessato ai terreni che Maria gestiva e ben conscio dei dissapori di Maria con la famiglia Punturiero, avrebbe organizzato il delitto e fatto scomparire il corpo per non lasciare tracce.

Emanuele Mancuso mi disse anche che in virtù di questo rifiuto della Chindamo a cedere le proprietà, Pinnolaro l’ha fatta scomparire, ben sapendo che, se le fosse successo qualcosa la responsabilità sarebbe ricaduta sulla famiglia del marito della donna, poiché il marito o l’ex marito dopo che si erano lasciati si era suicidato. Quindi questo Pinnolaro sapendo delle vicende familiari della donna, sarebbe stato lui l’artefice della vicenda per entrare in possesso dei terreni e poi far ricadere la responsabilità sulla famiglia del marito in modo da entrare in possesso di quei terreni. Emanuele mi disse che la donna venne fatta macinare con un trattore o data in pasto ai maiali.
Antonio Cossidente - collaboratore di giustizia

A settembre 2023, l’inchiesta "Maestrale-Carthago", condotta dalla Dda di Catanzaro, porta all’esecuzione di 81 misure cautelari. Tra gli arresti, quello di Salvatore Ascone, colpevole, insieme al figlio allora minorenne, di aver manomesso il sistema di videosorveglianza della proprietà della donna.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti sulla base delle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Maria fu rapita, uccisa e data in pasto ai maiali dalla ‘ndrangheta per la sua sete di libertà. Secondo il procuratore capo Nicola Gratteri: “Chindamo è stata uccisa quando si è permessa di postare le foto con il nuovo compagno. Dopo due giorni è stata uccisa in modo inumano. Bruciava l'idea che i terreni fossero gestiti da una donna che addirittura si sarebbe permessa di rifarsi una vita”.

Da una parte non gli è stata perdonata questa libertà, la gestione dei terreni che aveva avuto in eredità e questo nuovo amore. Dall’altra gli interessi, gli appetiti di una famiglia di 'ndrangheta sul terreno. Tutto questo ha condotto all'omicidio.
Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro

Memoria viva

Dal momento della scomparsa, il fratello Vincenzo, la mamma e i tre figli di Maria hanno iniziato una instancabile battaglia per chiedere verità e giustizia. Il coordinamento di Libera Vibo Valentia ha da sempre accompagnato la famiglia in questa incessante richiesta. Anche l’associazione Penelope, alcune scuole, cittadini e altre associazioni, si sono unite per non lasciare sola la famiglia.

Noi abbiamo bisogno della verità e ci appelliamo alla parte buona della Calabria, che esiste. Voglio diventare magistrato, e voglio farlo qui, sul mio territorio perché in Calabria la speranza esiste ancora, nelle gesta delle persone perbene» e «i rappresentanti di una Calabria bella, onesta, lontana da alcuni schemi mafiosi, sentono il bisogno di dirlo, di distinguersi.
Federica - figlia di Maria

La trasmissione “Chi l’ha visto?” si è da subito interessata alla vicenda, che continua a seguire con attenzione e non dimenticare la storia di questa donna coraggiosa per arrivare alla verità. Tante sono state e continuano a essere le iniziative in suo ricordo, non solo in Calabria. A giugno 2021 le è stato dedicato il laboratorio musicale del suo paese, Laureana di Borrello.
In occasione del 5° anniversario della sua scomparsa, è stata lanciata la campagna #controlliamonoileterrediMaria, per dimostrare concretamente la vicinanza alla sua famiglia e non lasciarla sola nella ricerca della verità. Iniziativa pensata e realizzata a seguito di alcuni furti e danneggiamenti avvenuti nell’azienda agricola nel settembre 2020 e che ha visto la partecipazione della Calabria migliore al sit – in davanti all’azienda di Maria.