Angelo Casile nasce il 7 febbraio del 1950 in uno dei primi quartieri popolari di Reggio Calabria, Ferrovieri. E’ qui che cresce in una famiglia fortemente cattolica, l’intera vita sociale del quartiere si sviluppa attorno alla parrocchia del sacro cuore di Gesù. Sin da bambino, Angelo manifesta un forte altruismo e attenzione verso i più deboli e il padre si convince orgogliosamente che suo figlio diventerà prete. Ma Angelo crescendo asseconda il suo spirito libertario e assetato di giustizia, abbandonando del tutto la fede cattolica. La lettura e la pittura diventeranno il centro della sua vita.
Francesco Scordo nasce il 27 giugno del 1952 nel quartiere Sbarre di Reggio Calabria. Lo chiamavano tutti Franco, terzo di cinque figli impara da subito ad affascinare le persone con il suo sorriso. È l’arrivo di un pianoforte in casa che cambierà la sua vita, la musica diventerà la sua passione che coltiverà trasformando la sala da pranzo in un laboratorio di musicalità e creatività. Sono gli anni della contestazione e la musica si lega alla denuncia sociale.
Gianni Aricò nasce il 21 maggio del 1948, è il più grande dei tre. Abita alla fine del corso Garibaldi, la strada principale di Reggio. Il padre ha un forno e lui trascorre le giornate a giocare e vivere avventure intorno a Piazza De Nava. Fin da bambino frequenta una scuola di scherma ed è un’atleta promettente, vincendo anche il titolo nazionale nella sua categoria. La scherma lo aiuta a sviluppare la concentrazione e a conoscere i propri limiti, sarà per lui una vera e propria palestra di vita. Ma dopo questa importante vittoria deciderà di abbandonare per sempre la carriera agonistica e inizierà a scrivere, a dedicarsi totalmente all’impegno politico.
Sono ragazzi della loro epoca, il mondo è in subbuglio e le nuove generazioni si ritagliano un proprio spazio nel mondo, sentendosi uniti e vicini da sentimenti di fratellanza. La voglia di scoprire il mondo, di viaggiare in autostop non rappresenta il mito solo della generazione americana, la beat generation è arrivata anche a Reggio Calabria. I tre attraversano l’Europa in autostop, facendo lavoretti di fortuna e scoprendo nuove culture, modi diversi di vivere.
Dal 1968, l’anno del maggio parigino, i loro viaggi si intrecciano all’impegno politico. A Parigi, Angelo e Gianni conosceranno il leader degli studenti parigini, Daniel Cohn Bendith, da cui rimarranno fortemente colpiti.
Ritornati in Calabria, il loro impegno si rivolgerà soprattutto alle fasce più deboli, agli emarginati, ai poveri, ai disoccupati e agli operai e saranno al loro fianco per le lotte dei loro diritti. Sentono di appartenere alla famiglia umana e sposeranno gli ideali anarchici.
Gli anarchici della Baracca
Angelo, Gianni, Franco e altri giovani reggini formano il primo nucleo del gruppo anarchico di Reggio, aderendo alla FAGI (il movimento giovani della Federazione Anarchica Italiana). Sentono forte il desiderio di evadere dal provincialismo di Reggio, considerano l’arte e la cultura come strumenti di emancipazione che non possono essere appannaggio solo di un élite. Iniziano le loro azioni simboliche di protesta per suscitare scalpore nella borghesia reggina: la passeggiata di Angelo per il corso Garibaldi con una gallina al guinzaglio, il furto della bandiera degli Stati Uniti dal circolo del tennis Polimeni, sit – in contro la guerra e a favore dell’obiezione di coscienza.
E iniziano anche i primi problemi con le Forze dell’Ordine. Sono gli anni in cui dichiararsi anarchici significava finire sotto osservazione, diventano i capri espiatori di qualsiasi disordine avviene in città.
Ma conquistano anche simpatie da parte della sinistra reggina e si impegnano anche a livello regionale nella diffusione degli ideali anarchici. La famiglia Canale li prenderà in simpatia e concederà loro l’utilizzo di una vecchia villa che diventerà la loro sede, il loro luogo di incontro, conosciuto a Reggio come la Baracca. Qui trovano accoglienza artisti, i delusi della sinistra istituzionale, stranieri che viaggiano per il mondo. E’ alla Baracca che nasce la Lega Rivoluzionaria, un collettivo di studenti e operai, sul modello dell’esperienza parigina.
Annalise Borth arriva a Reggio insieme a un gruppo di anarchici romani, tra cui Pietro Valpreda. E’ l’autunno del 1969 e vogliono dare sostegno ai loro compagni reggini che stanno affrontando il processo per alcune manifestazioni svoltisi in città l’anno precedente. Saranno tutti quanti assolti dalle accuse. Annalise è una ragazza tedesca ancora minorenne, ma che ha sposato gli ideali anarchici. Si innamora di Gianni Aricò e decide di rimanere a Reggio, finché non verrà estradata perché, fermata dalla polizia, fornisce delle false generalità. E’ minorenne e ha paura, ma questa scelta comporterà l’estradizione in un riformatorio di Amburgo.
L'autunno caldo di Reggio
E’ un autunno caldo per Reggio, sono in corso diverse proteste per impedire il comizio del principe Junio Valerio Borghese, già comandante della Decima Mas durante la Repubblica di Salò. E Reggio viene sconquassata dall’esplosione delle bombe. In tutta Italia si assiste a un crescendo di tensione, gli scontri nelle strade tra il movimento studentesco e le Forze dell’Ordine, le proteste degli operai, gli attentati della destra eversiva. Angelo Casile riesce a ottenere la lista di alcuni giovani fascisti che hanno partecipato all’addestramento militare nella Grecia dei colonnelli, finanziati dal Centro studi di Ordine Nuovo. Molti di questi nomi sono di giovani calabresi e reggini.
Il 12 dicembre 1969
Il 12 dicembre del 1969 è un giorno che fa tremare l’Italia: quel pomeriggio a Milano e a Roma esplodono le bombe. Subito sono accusati degli attentati gli anarchici. Gianni e Angelo sono a Roma, si erano allontanati da Reggio proprio in vista degli scontri per impedire il comizio del generale Borghese. Vengono arrestati solo perché anarchici. Resteranno in carcere per dieci lunghissimi giorni e testimonieranno in favore di Pietro Valpreda, accusato di essere tra gli organizzatori degli attentati a Roma.
Angelo e Gianni torneranno a casa per Natale, ma sono taciturni e silenziosi. L’esperienza li ha profondamente segnati. Il sorriso tornerà soltanto quando Gianni e Annalise decidono di sposarsi il 28 aprile del 1970 con delega al comune di Reggio. Annalise infatti non è presente durante il rito civile, verrà “sostituita” da Tonino, il cugino di Gianni. Tonino indossa una parrucca ed entra negli uffici del Comune sottobraccio a Gianni. Quel certificato servirà a Gianni a far uscire dal riformatorio Annalise e farle ottenere la cittadinanza italiana. Finalmente può rientrare a Reggio Calabria e festeggiare i suoi 18 anni insieme al marito.
In quella stessa primavera, la casa editrice Samonà – Savelli pubblica il libro “La strage di Stato”, un’inchiesta di controinformazione che vuole fare luce sulla strage di Piazza Fontana, inserendola all’interno del quadro della strategia della tensione. La guerra a bassa intensità che si sta combattendo in Italia per evitare che i comunisti arrivino al potere e i fascisti sono lo strumento per attuare questo disegno politico.
La rivolta di Reggio Calabria
Gli anarchici reggini si trovano nell’estate del 1970 coinvolti nello scoppio della rivolta di Reggio. Catanzaro sta per essere nominata nuovo capoluogo di Regione e ciò fa scoppiare il malcontento nella città di Reggio.
Gli anarchici della Baracca partecipano nelle prime giornate della rivolta, scoppiata il 14 luglio, elaborando delle proposte concrete e far sì che la protesta non sia legata esclusivamente alla scelta del capoluogo. La polizia non fa sconti e attacca i manifestanti per fermare le loro proteste. La notte del 15 luglio ci sarà la prima vittima: il ferroviere Bruno Labate. I rivoltosi sono ormai strumentalizzati dai fascisti e il motto della rivolta, che ha visto innalzarsi le barricate per le vie della città, diventa quello del “boia chi molla” e nasce il Comitato d’Azione per Reggio capoluogo.
Gianni, Angelo, Franco e gli altri anarchici non ci stanno. Cercano di spiegare ai manifestanti che rischiano di essere strumentalizzati, ma nessuno li ascolta. Sull’esperienza dell’inchiesta di controinformazione della strage di piazza Fontana, decidono di documentare con una macchina fotografica quello che sta succedendo a Reggio.
La strage di Gioia Tauro
I fascisti alzano il tiro e il tritolo compare per affermare la propria forza. Il 22 luglio il treno Freccia del Sud, partito da Siracusa e diretto a Torino, è pieno di passeggeri. Non tutti hanno potuto posticipare il viaggio a causa della rivolta che a Reggio blocca anche i treni; devono tornare al Nord a lavorare. All’improvviso nella stazione di Gioia Tauro il treno deraglia: i feriti saranno 54 e sei le vittime: Rosa Fazzari, Adriana Vassalla, Andrea Gangemi, Letizia Palumbo, Rita Cacicia e Nicoletta Mazzocchio. I giornali ventilano l'ipotesi di un attentato, in particolare il Corriere della Sera. Ma le indagini si indirizzano subito verso un errore dei ferrovieri. L'incidente al treno del sole ha attirato l’attenzione degli anarchici reggini, che spontaneamente associano l’incidente di Gioia Tauro a una bomba.
La contro-inchiesta
Fotografano le barricate per documentare l'arrivo a Reggio di fascisti di Ordine Nuovo e Avanguardia nazionale. E raccolgono prove e documenti per dimostrare che a Gioia Tauro non si è trattato di un errore umano, ma di un vero e proprio attentato fascista.
L’unica manifestazione pacifica in quelle settimane in cui la violenza ha ormai preso il sopravvento, è organizzata dagli anarchici reggini insieme al pastore battista di Reggio e al pastore valdese di Messina. Era il tentativo di svelare alla città le reali intenzioni di coloro che capeggiavano la rivolta.
Il 6 settembre Gianni Aricò contatta la sede della FAI di Roma per aggiornarli sulla loro controinchiesta e comunicare che hanno raccolto molti documenti e che una parte è già stata spedita all’avvocato della FAI, Veraldo Rossi.
Nel frattempo i giovani anarchici iniziano a ricevere strane telefonate di minaccia, hanno paura. Gianni confida alla madre che ciò che hanno scoperto potrebbe far tremare l’Italia. Subiscono anche aggressioni fisiche e dalla Baracca scompaiono alcuni rullini fotografici. Quando scoprono che i documenti spediti all’avvocato Rossi non sono mai arrivati a destinazione, decidono di partire per Roma per consegnarli personalmente. E decidono di farlo approfittando della manifestazione in programma per il 27 settembre per protestare contro l’arrivo di Nixon nella capitale.
Il 26 settembre 1970
Il 26 settembre Angelo, Franco, Gianni e Annalise partecipano a una riunione a Vibo Valentia e subito dopo decidono di partire per Roma a bordo della mini Morris gialla di Gianni. A loro si è unito anche Luigi Lo Celso, anarchico di Cosenza.
A 58 chilometri da Roma, all’altezza di Ferentino, il loro viaggio sarà interrotto da un tragico incidente. Angelo, Franco e Luigi moriranno sul colpo. Gianni durante il trasporto in ospedale, mentre Annalise lotterà venti giorni tra la vita e la morte.
La loro auto si schianta contro un autotreno che trasporta conserve. Tamponamento per un urto violento, è questa la causa attribuita alla morte dei cinque. Il rimorchio dell'autotreno non ha le luci rotte, ma spente. Segni d'urto sulla fiancata e non sul retro. Questi sono i primi segnali che fanno capire che qualcosa di strano c’è in questo incidente. Anche perché sul luogo in cui è avvenuto l’impatto arriva subito la polizia politica di Roma. E poi alle famiglie non verranno mai restituiti alcuni oggetti personali, tra cui l’agenda di Franco Scordò. E non c’è traccia dei documenti che i giovani stavano portando a Roma. Si scopre anche che i fratelli Aniello, che guidavano l’autotreno che ha causato l’incidente, sono dipendenti di Junio Borghese. La notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 fallisce il golpe Borghese.
La vicenda giudiziaria
Il 10 marzo del 1971 il caso viene archiviato. Così come quello della strage di Gioia Tauro. Cala il silenzio fino al 1993. L'11 febbraio di quell'anno, il giudice istruttore di Milano, Guido Salvini, si imbatte nel disastro di Gioia Tauro mentre sta indagando sulle stragi di Milano. Giacomo Lauro, ‘ndranghetista, collaboratore di giustizia, e Carmine Dominici di Avanguardia nazionale di Reggio Calabria, anche lui collaboratore di giustizia, racconteranno al giudice Salvini del ruolo di sostegno della 'ndrangheta nella rivolta di Reggio. Non è stato un incidente quello del treno, ma un attentato dinamitardo.
Era ciò che avevano documentato gli anarchici della Baracca e che era contenuto nel dossier che dovevano portare a Roma.
Nel 2001 la Corte d’Assise di Palmi emetterà una sentenza di condanna per gli esecutori della strage del treno “Freccia del Sud” ma Vito Silverini, Vincenzo Caracciolo e Giuseppe Scarcella, imputati ritenuti colpevoli, erano tutti e tre già deceduti. Lauro verrà assolto per “mancanza di dolo”.
Memoria viva
Sulla storia di questa strage sono state realizzate diverse ricerche e approfondimenti, come il libro “Il sangue politico. Storia di cinque anarchici e di un dossier scomparso” di Nicoletta Orlandi Posti (Editori Internazionali Riuniti, 2013). La storia dei cinque anarchici della Baracca viene approfondita anche da Carlo Lucarelli, nella puntata di "Blu Notte Misteri Italiani - La Strage di Gioia Tauro del 1970". Il rapper Kento ha scritto una canzone in loro memoria: "Cinque Anarchici", prodotta da Mad Simon e disponibile dal 22 settembre 2020 su tutte le piattaforme digitali.