14 giugno 1975
Milano (MI)

Luisa Fantasia

Aveva fatto tante scelte coraggiose Luisa negli ultimi anni: si era sposata, aveva lasciato la sua terra, la Puglia, per seguire il marito in Lombardia ed era diventata mamma. La sua vita era cambiata del tutto. Chissà cosa sognava, cosa si aspettava da quella nuova vita. Ma qualcuno non le ha dato il tempo, uccisa con un'inaudita violenza per colpire il marito.

Luisa Fantasia nasce il 12 aprile del 1943 a San Severo, paese della provincia di Foggia, situato nell’alto Tavoliere.
Presto conosce Antonio Mascione, brigadiere dei carabinieri, di cui si innamora.  Dopo essersi sposati, Luisa e Antonio vanno a vivere a Milano, dove Antonio lavora. È assegnato al reparto operativo del comando provinciale di Milano, con l’incarico di indagare sulle Brigate Rosse. Dal loro amore presto nasce Cinzia, che Luisa cresce in un piccolo appartamento popolare ai confini del quartiere Baggio di Milano. Tutto è diverso rispetto al paesino da dove proviene Luisa, la sua vita cambia, suo marito lavora tutto il giorno, ma le trasmette l’amore per quel lavoro, la responsabilità e al tempo stesso l’onore di indossare un’uniforme. Luisa lo sostiene sempre e non fa mancare mai il suo appoggio per la scelta di vita del marito, che è un po' anche la sua.

Siamo negli anni Settanta, gli anni in cui la “strategia della tensione” e l’emergenza terroristica, che comincia a manifestarsi anche nella sua matrice di sinistra attraverso le Brigate Rosse, rendono drammaticamente difficile la vita politica, sociale e civile dell’intero Paese. 
Sono questi gli anni del governo Moro, dei sequestri, delle rapine e degli attentati terroristici.  In questi anni il consumo di droga, soprattutto dell’eroina, nella capitale e nelle maggiori città italiane subisce un’impennata. La “polvere bianca” in pochi anni diventa di uso comune da parte di moltissimi giovani e così le mafie, fiutando affari, si impongono in questo settore in grande crescita. In particolare le organizzazioni mafiose 'ndrangheta e Cosa nostra riescono a gestire lo spaccio e, a seguito di numerosi arresti e condanne ai danni di Cosa nostra, la 'ndrangheta ne approfitta espandendosi nel settore fino ad arrivare a possedere il monopolio del traffico di cocaina in Europa.

Il lavoro di Antonio

Il marito di Luisa è un agente sotto copertura. In questi anni riesce ad agganciare due criminali legati a una 'ndrina calabrese, inseriti nel mondo che gestisce il traffico di stupefacenti: Abramo Leone, di 17 anni, e Biagio Jaquinta, di 22 anni. Tramite loro, il brigadiere sta per scoprire chi c’è dietro allo spaccio sull’asse Calabria-Lombardia di un grosso quantitativo di stupefacenti, circa 600 kg. La partita di droga dovrebbe arrivare nel porto di Gioia Tauro pronto per essere successivamente rivenduto nelle piazze di spaccio di Milano. Con fatica il brigadiere sotto copertura convince i due delinquenti a farsi dire chi gestisce quel grosso quantitativo di droga. Per rendere più credibile la sua copertura, riferisce che sarebbe interessato a comprare quella partita di droga avendo a disposizione 60 milioni di lire in una valigetta, pronti per l’occasione. Riesce a organizzare un primo incontro nel bosco di Saronno durante il quale Antonio incontra coloro che hanno in mano la partita di droga, a cui mostra la valigetta con il denaro. Ma pochi giorni dopo la copertura salta. 

Il 14 giugno del 1975

È il 14 giugno del 1975 quando con una scusa Abramo e Biagio riescono a fissare un secondo appuntamento con Antonio. Ma all’appuntamento non si presenteranno. Nel frattempo i due malviventi hanno scoperto il vero indirizzo del brigadiere, convinti che lì avrebbero trovato la valigetta con i 60 milioni di lire. 
In quello stesso giorno, i due si recano presso l'abitazione dei Mascione e lì trovano Luisa:  fingendosi amici di Antonio, si fanno aprire la porta da lei che è sola in casa con la piccola Cinzia, di appena 17 mesi. I due immediatamente cercano la valigetta con i soldi. Luisa dice loro di non sapere nulla di quella valigetta, ma loro non le credono. Non si fanno scrupoli neanche della presenza della piccola Cinzia che piange disperata e stuprano Luisa.  Nel frattempo, per rassicurare Antonio che inutilmente li aspettava nel luogo dell’appuntamento, lo chiamano comunicandogli che lo avrebbero raggiunto in serata perché avevano notizie importanti da riferire. Non possono permettersi di lasciare testimoni di quella violenza, Luisa li ha visti bene in volto e così la uccidono. Uno dei due ha in tasca un coltello con la lama seghettata e in un attimo le tagliano la gola. Luisa muore in pochi minuti a soli 32 anni. Cinzia assiste terrorizzata alla scena. Prima di andare via i due rubano dei soldi, i risparmi di una vita di quella giovane famiglia, strappando finanche la fede nuziale di Luisa dalla sua mano. Poi scappano.
Di rientro a casa Antonio trova la porta serrata dall’interno che ne impedisce l’accesso, riesce a entrare forzando l’infisso del bagno. Fa pochi passi prima di capire che si è consumata una tragedia che avrebbe per sempre cambiato la sua vita. L’appartamento messo a soqquadro, la piccola Cinzia con i vestitini imbrattati di sangue e in preda a un pianto inconsolabile. Il corpo senza vita della sua amata Luisa nel loro letto. 
Chiamati i soccorsi, Cinzia viene subito portata in un luogo sicuro e Antonio, anche se fortemente scosso, decide di partecipare alle indagini: vuole trovare e arrestare chi ha seviziato, violentato e ucciso sua moglie.

Vicenda giudiziaria

I militari dell’Arma passano subito al setaccio tutti i contatti del brigadiere e capiscono immediatamente che quei due, Abramo e Biagio, possono essere coinvolti. Si presentano nelle loro abitazioni mentre i due stanno entrambi dormendo. Nelle loro case trovano i soldi rubati e la fede di Luisa. I due criminali, trasportati in caserma e  torchiati dai carabinieri, confessano le loro colpe, cominciando anche ad accusarsi reciprocamente. La giustizia farà il suo corso e verrà emessa una  sentenza di condanna all’ergastolo per entrambi, anche se uno dei due era ancora minorenne. 
Qualche anno dopo, Biagio Jacquinta, il più grande dei due, verrà ucciso in carcere da un altro detenuto. La notizia dell’uccisione di Jacquinta arriverà ad Antonio attraverso una chiamata anonima che annuncia: “giustizia è stata fatta!”.

Memoria viva

Per Luisa sono stati celebrati funerali di Stato in ben tre città differenti: Milano, San Severo e San Nicandro Garganico.
A lei, giovane donna, moglie e mamma, è stato intitolato un intero quartiere nella sua cittadina d’origine e le sarà assegnata la medaglia d’oro al valor civile.
Nel 2019 a Manfredonia, paese della provincia di Foggia, l’Associazione Nazionale Carabinieri le ha assegnato il «Premio Virgo Fidelis» alla memoria 
Nel 2021 sarà inoltre intitolata a suo nome un’area verde a Milano, nella zona dove Luisa fu uccisa. 
Il brigadiere Antonio Mascione, marito di Luisa, profondamente segnato dalla morte violenta della sua amata, non ha mai voluto che si parlasse di questa triste storia e ha chiesto e ottenuto il silenzio anche dell’Arma dei Carabinieri. Solo nel 2019, ha permesso al figlio avuto dalla seconda moglie, Pierpaolo, di ricordare Luisa, vittima trasversale della ragion di Stato e di portare avanti la sua memoria.