Rosarno (RC) // 20 agosto 2011 // 31 anni
Viveva a Rosarno e già a 13 anni era sposata con Salvatore Figliuzzi, in carcere dal 2002 per associazione a delinquere di stampo mafioso. Anche lei apparteneva a una famiglia di mafia: era figlia di Michele Cacciola, cognato del boss di Rosarno Gregorio Bellocco. Per la 'ndrangheta, si sa, i legami familiari sono indissolubili e servono a garantire la solidità della cosca. Ma Maria Concetta di quei legami rimase vittima. Con l'arresto del marito, i familiari cominciarono ad avere sospetti di una relazione extraconiugale. Botte, minacce, una vita segregata in casa.
Maria Concetta decise di diventare una testimone di giustizia e di raccontare tutto quello che sapeva. Entrò così nel programma di protezione e fu trasferita a Bolzano, lontano da casa e dai figli, che non aveva potuto portare con sé. Ma non durerà molto. Pochi giorni dopo, decise di ritornare a Rosarno. Fu costretta a scrivere una lettera e a registrare un nastro in cui ritrattava tutto e affermava di aver reso le sue dichiarazioni per vendicarsi del padre e del fratello che la maltrattavano. Tornò a Rosarno, forse intenzionata a ripartire portando con sé i figli. Ma il 22 agosto si portò alla bocca una bottiglia di acido muriatico e ne ingoiò il contenuto. Morì così, suicida. O suicidata. I suoi familiari sono stati condannati per istigazione al suicidio.