
Bovalino (RC) // 22 luglio 1993 // 57 anni
A Bovalino lo conoscevano tutti. Faceva il fotografo, amava la montagna e aveva un passato da calciatore. Una vita tranquilla e felice. Ma non senza spine. Aveva subito richieste di mazzetta negli anni 80, alle quali aveva risposto con una secca denuncia, facendo arrestare i suoi estorsori. Un episodio che non ebbe ripercussioni. Ma presto i tempi cambiarono e Bovalino cadde nel vortice dei sequestri. Diciotto, in pochissimi anni. Era la sera del 22 luglio 1993. Stava tornando a casa insieme alla moglie Mimma Brancatisano, nella sua villetta in riva al mare. Il cancelletto era stranamente chiuso, sceso dall'auto per aprirlo era stato aggredito e caricato su un'auto insieme a Mimma. La moglie sarà abbandonata lungo la strada che porta in Aspromonte, legata a un albero. Nonostante il pagamento di un riscatto, il fotografo non fu riconsegnato alla famiglia. La famiglia decise allora di mobilitarsi e di far sentire la propria voce, scendendo più volte in piazza. Il clamore portò per la prima volta la Commissione parlamentare Antimafia a recarsi a Bovalino, dove i sequestri della 'ndrangheta a scopo estorsivo erano stati già 18. Dopo pochi mesi dal rapimento furono arrestati i sequestratori, ma non si riuscirà mai ad arrivare ai carcerieri. Per lungo tempo i Cartisano hanno continuato a lanciare appelli, a donare il perdono e a invocare pietà. Solo dopo dieci anni, nel 2003, è arrivata la verità. Uno dei carcerieri ha spedito una lettera nella quale ha chiesto perdono e ha rivelato il luogo dove Lollò è stato seppellito: ai piedi di Pietra Cappa, il mistico monolite in Aspromonte, nelle alture che sovrastano San Luca.