
Messina (ME) // 27 gennaio 1991 // 45 anni
Ignazio Aloisi, messinese nato nel 1946, il 3 settembre del 1979, in servizio come guardia giurata, vede in faccia un rapinatore e ne fornisce un'accurata descrizione agli investigatori. Poi lo riconosce attraverso una foto segnaletica e conferma le sue accuse, durante un confronto con il presunto colpevole. Si tratta di Pasquale Castorina, un giovane mafioso affiliato al clan Costa. Il 24 ottobre 1979, il giorno in cui verbalizza le sue accuse davanti al giudice istruttore, sono già arrivate le prime telefonate minacciose che gli intimano di rimangiarsi tutto. Si è fatta avanti anche la madre di Castorina per chiedergli esplicitamente di ritrattare. E man mano che si avvicina il processo, la tensione sale: il 7 novembre 1980, data prevista per la prima deposizione in tribunale di Aloisi, alle 6.30 del mattino un uomo, a bordo di una vespa color verde, esplode un colpo di pistola che lo manca di poco mentre sta rientrando a casa dopo una nottata di lavoro. Aloisi non riesce a vederlo ma sua moglie, dalla finestra della loro abitazione, scorge il presunto attentatore dileguarsi nella penombra. Aloisi va avanti nonostante tutto. Castorina viene condannato a 8 anni di carcere. E da buon mafioso giura che gliela farà pagare. Quando esce il clan Costa è ormai disgregato così si ricicla nel clan Sparacio, per il quale diventa capozona. Non agisce subito. Aspetta fino al 27 gennaio 1991. Alle 16.30, Aloisi sta tornando a casa in compagnia di sua figlia Donatella ormai quattordicenne e di alcuni amici. All'improvviso dal nulla sbuca un uomo, con il volto mascherato, tira fuori una pistola, fa fuoco tre volte davanti alla figlia terrorizzata e ad altri testimoni: due proiettili colpiscono Aloisi al capo e uno al torace, uccidendolo sul colpo.