Milano (MI) // 11 luglio 1979 // 46 anni
Svolgeva la professione di avvocato ed esperto in liquidazioni coatte amministrative. Venne nominato commissario della Banca privata italiana, cuore dell'impero di Sindona, nel 1974, dal governatore della Banca d'Italia Guido Carli. Chiamato a dipanare la matassa del crack Sindona, non fece sconti a nessuno. Nel corso dell'analisi svolta dall'avvocato emersero le gravi irregolarità di cui la banca si era macchiata e le numerose falsità nelle scritturazioni contabili, oltre alle rivelazioni dei tradimenti e delle connivenze di ufficiali pubblici con il mondo opaco della finanza di Sindona. Contemporaneamente a questa opera di controllo, Ambrosoli cominciò a essere oggetto di pressioni e di tentativi di corruzione. Queste miravano sostanzialmente a ottenere che avallasse documenti comprovanti la buona fede di Sindona. Se si fosse ottenuto ciò, lo Stato Italiano, per mezzo della Banca d'Italia, avrebbe dovuto sanare gli ingenti scoperti dell'istituto di credito. Sindona, inoltre, avrebbe evitato ogni coinvolgimento penale e civile. In un clima di tensione e di pressioni anche politiche molto forti, Ambrosoli concluse la sua inchiesta. Avrebbe infine dovuto sottoscrivere una dichiarazione formale il 12 luglio 1979. La sera dell'11 luglio 1979, rincasando dopo una serata trascorsa con amici, Ambrosoli fu avvicinato sotto il suo portone da uno sconosciuto, che lo uccise con quattro colpi di pistola.