
Camporeale (PA) // 1 aprile 1948 // 42 anni
Era la sera del 1° aprile 1948. La primavera si respirava nell'aria. Nella piazza di Camporeale i contadini, discutevano animatamente tra loro. In quei giorni, l'argomento era sempre lo stesso: le elezioni politiche del 18 aprile e la «lezione» che la povera gente avrebbe potuto dare a "lorsignori", i padroni del feudo. Anche alla Camera del Lavoro quella sera si era tanto parlato di questo, insieme alle lotte da organizzare per l'applicazione dei decreti Gullo sulla divisione del grano a 60 e 40 e sulla concessione alle cooperative contadine delle terre incolte e malcoltivate degli agrari. Calogero Cangialosi, quarantunenne segretario della Cgil, guardò l'orologio, si accorse che si era fatto tardi e salutò i presenti per tornare a casa. Per proteggere il sindacalista si offrirono di accompagnarlo i compagni Vito Di Salvo, Vincenzo Liotta, Giacomo Calandra e Calogero Natoli. Si sapeva che il dirigente sindacale era nel mirino della mafia. I cinque uscirono dalla sede della Camera del Lavoro, che si trovava in piazza, e si avviarono verso via Perosi, dove Cangialosi abitava con la moglie. Erano quasi arrivati, quando si udì un crepitare di mitra. Decine di colpi, sparati in rapida successione e ad altezza d'uomo, si abbatterono sull'intero gruppo. Colpito alla testa e al petto, Cangialosi cadde per terra, spirando all'istante. Liotta e Di Salvo furono colpiti e feriti gravemente, mentre rimasero miracolosamente illesi Calandra e Natoli.