Palermo (PA) // 23 dicembre 1978 // 35 anni
La sera del 22 dicembre 1978 il volo Alitalia AZ4128 parte da Roma diretto a Palermo e dopo circa 50 minuti di volo regolare, mentre è in posizione di avvicinamento all'aeroporto di Punta Raisi, sparisce dai radar alle 00.38. Quando viene localizzato da alcuni pescatori a 3 miglia dallo scalo, è già semiaffondato e in acqua galleggiano diversi sopravvissuti, kerosene e bagagli. Nell'aeroporto più pericoloso d'Italia - chiuso fra il mare e la montagna- quella notte le motovedette sono in avaria e i soccorsi da Palermo arrivano oltre 2 ore dopo. I morti in totale sono 108, di cui 17 rimasti dispersi. Fra questi c'è Mario Scuderi, 35 anni, che stava tornando da una riunione di lavoro a Milano. Voleva fare una sorpresa a sua moglie, incinta del loro primo figlio arrivando a casa prima di Natale. Con sé aveva una valigia e molti pacchi regalo.
Dopo meno di un mese, il sostituto procuratore Aliquò chiude le ricerche dei dispersi. Otto anni dopo la strage, il processo, malgrado attraversato da false testimonianze, gravi carenze accertate nella strumentazione dell'aeroporto, notizie Ansa che parlano di esplosione a bordo, scatole nere danneggiate, accuse al Ministro dell'interno di aver chiesto la precedenza in atterraggio costringendo il volo Alitalia ad una manovra fatale, e la mancata univoca ricostruzione della dinamica dei fatti, si conclude con l'assoluzione di tutti gli imputati (militari, ufficiali dell'aeronautica e vertici dell'aeroporto) e la condanna solo per i piloti, che essendo morti non potranno difendersi. A protestare resteranno i sindacati nazionali dei piloti e i famigliari delle vittime.